sabato 30 agosto 2014

Un pozzo di dubbi


Questo è il documento collettivo che stiamo condividendo con singoli e gruppi organizzati rispetto a quanto sta avvenendo in Puglia dopo le quattro richieste della Global Petroleum Limited. Abbiamo inviato questo documento al CAMPEGGIO NO TRIV che si tiene in questi giorni a Morcone (BN) in modo da cercare un confronto con i comitati , i coordinamenti No Triv ed i singoli lì presenti e nella volontà di allargare la base, aumentare le conoscenze comuni e sviluppare massa critica utile in questo momento storico a riaffermare l'autodeterminazione dei territori nelle scelte politiche, ambientali ed economiche.



Apprendiamo dal sito del Ministero dell’Ambiente che la Global Petroleum Limited ha avanzato ben 4 istanze per ricerche di giacimenti di idrocarburi nel mar Adriatico. L’area interessata, complessivamente di oltre 700 kmq, è quella compresa tra i territori di Molfetta e Brindisi.
Pensiamo sia superfluo sottolineare che coinvolge comunità da sempre basate su pesca e  turismo.
Per questo eventuali permessi concessi dal governo segnerebbero una violenza evidente nei confronti di tali territori.


Vogliamo evidenziare che le analisi esplorative utilizzate dalla multinazionale del petrolio per cercare eventuali giacimenti petroliferi sono estremamente impattanti sull’ambiente. 


Ci sono inchieste e studi che denunciano come l’utilizzo della tecnica “Air-gun” (consistente nello “sparare” a grande velocità aria compressa sul fondale provocando vere e proprie esplosioni) risulti dannosa per molte specie marine. Secondo la prof.ssa Rita D’Orsogna, fisico e ricercatrice presso diverse importanti università statunitensi, queste ispezioni sismiche provocano ingenti danni alla pesca ed alla flora marina.
Non si esclude che l’enorme pressione delle onde sonore generate possa avere effetti destabilizzanti sul delicato equilibrio marino.

 Uno studio della stessa D’Orsogna prova la pericolosità delle tecniche air – gun e del fatto che le stesse possano contribuire sia alla perdita dell’orientamento con conseguente spiaggiamento delle balene sia arrecando ingenti danni, derivanti dalle ispezioni sismiche attuate con la suddetta procedura, a zifi, delfini e capodogli, presenti in gran numero nelle acque delle zona interessata dalle quattro richieste. Ricordiamo a questo proposito gli oltre 50 delfini spiaggiati lungo le nostre coste negli ultimi tre anni.

Ci chiediamo che effetto possa produrre, per esempio, nelle acque al largo di Molfetta e Giovinazzo, risaputamente sature di ordigni bellici affondati lì dopo la bonifica del porto di Bari, dopo il bombardamento del 2 dicembre 1943, e delle bombe inesplose della guerra del Kosovo rilasciate nella stessa area.

Ci lasciano esterrefatti le parole del Ministro all’Ambiente (sic!) Gianluca Galletti che sostiene “l’opportunità offerta dal petrolio” e accoglie a braccia aperte le trivellazioni nel nostro mare.
Eppure basterebbe scorgere cosa è avvenuto e avviene in altre regioni a noi vicine a causa del petrolio per capire che sarebbe molto meglio farne a meno.
In Emilia Romagna la regione ha commissionato uno studio, prodotto dalla commissione Ichese, che ha sottolineato la possibile relazione tra le attività di trivellazione e le potenti scosse sismiche che hanno duramente colpito la provincia emiliana nel 2012.
In un passaggio della relazione finale si dice: “La pagina 47, con le conclusioni di questo capitolo è estremamente rilevante. Al primo punto si afferma che l’estrazione e/o l’iniezione di fluidi nei giacimenti di idrocarburi possono, in determinate circostanze, indurre o scatenare attività sismica”. Al secondo punto dice: “Diversi rapporti autorevoli descrivono casi ben studiati dove l’estrazione e/o l’iniezione di fluidi nei giacimenti di idrocarburi o geotermici è stato associato al verificarsi di terremoti, di magnitudo superiore a 5. E’ difficile, a volte impossibile, utilizzare il termine provata per questi casi (…).

Esistono comunque alcuni casi in cui l’attività sismica è stata associata a re – iniezione di acqua di processo nello stesso serbatoio dal quale è stato estratto olio o gas”. A seguito di tale relazione sono stati revocati i permessi per le nuove istanze di estrazione.
Ma per smontare tutte le mistificazioni rispetto ai grandi vantaggi di cui il petrolio è portatore basta spostarsi di qualche chilometro, in Basilicata.
Quando in Lucania, venti anni fa, si scoprì il petrolio, tutti i politici locali e nazionali accolsero la novità urlando che la popolazione si sarebbe arricchita e sarebbe piovuto lavoro per tutti.
Dopo vent’anni ci troviamo di fronte allo stupro di un territorio ricco di storia e natura, dovendo evidenziare che gli unici ad essersi arricchiti sono stati i petrolieri. 
Infatti, secondo l’Istat  la Basilicata è la regione più povera d'Italia.  La popolazione sta diminuendo a vista d’occhio: sono oltre 3000 all’anno i giovani che lasciano la regione per emigrare altrove.
I dati della Cgil denunciano un tasso di disoccupazione costantemente in crescita: «Nella sola Val d'Agri (dove è più intensa l'attività dei petrolieri) ci sono 8 mila persone tra disoccupati e inoccupati».


Ma la vera beffa riguarda le royalties (in Italia pari appena al 4% del profitto globale delle multinazionali per le estrazioni in mare e del 10% per quelle sulla terraferma). A fronte dei 141 milioni di euro che hanno portato al Pil regionale, le stesse hanno determinato l'uscita della Basilicata dai fondi UE per l'obiettivo 1, perdendo così finanziamenti europei per circa 320 milioni di euro.
Ma non basta! Ci sono anche l’inquinamento ed i danni permanenti causati al territorio. 

La Basilicata ha una percentuale di morti per tumore più alta della media nazionale (dati dell'Associazione Italiana Registro Tumori) e le aziende agricole si sono dimezzate nell'arco di 10 anni (dati Confederazione Italiana Agricoltori).
Secondo i dati della Commissione Bicamerale sul Ciclo dei rifiuti le attività di estrazione hanno inoltre prodotto oltre 400 siti contaminati.
Gli studi della Prof.ssa Albina Colella ci allarmano riguardo le condizioni di salute dell’invaso del Pertusillo, nella Val d’Agri, fonte di acqua potabile anche per molti comuni pugliesi. Le analisi hanno mostrato una consistente presenza di idrocarburi (oltre i valori consentiti dall’Istituto della Sanità) e addirittura di metalli pesanti (forse derivanti dalle sostanze lubrificanti che si usano per le trivelle).
A questo proposito vogliamo ricordare che Eni, Shell e Total finanziano parte dell’attività didattica dell’Università della Basilicata, come seminari, convegni, borse di studio e assegni di ricerca, proprio nell’ambito dello studio geologico del territorio lucano specificatamente in correlazione alla attività estrattiva. Dato l’evidente conflitto di interessi, ci chiediamo quanto possano essere credibili tali studi ed analisi.
Vale la pena sottolineare, tra le famigerate “riforme” che il governo Renzi vorrebbe portare a casa con la stampella della destra, la modifica del Titolo V della Costituzione che esautorerebbe Regioni ed Enti Locali da ogni intervento in merito alle politiche di tutela ambientale e di sviluppo energetico.



Alla luce di tutto questo, e tanto altro, ci opporremo con tutte le forze a questa follia, figlia di un sistema economico capitalista e di una produzione energetica che garantiscono  i profitti delle solite lobby, calpestando il diritto all’autodeterminazione di ogni comunità e distruggendo i beni comuni e le nostre vite.

Cercheremo un fronte comune, costruito dal basso, con chi, in Puglia e non solo, voglia condividere questa lotta in difesa del proprio territorio.


Saremo nelle piazze ad informare la gente ed al contempo fuori dai palazzi a pretendere che le istituzioni tutelino per davvero il nostro diritto alla salute.

Da un lato quindi esortiamo chiunque ne abbia voglia a mettersi in rete e a dar vita nelle proprie realtà ad incontri, dibattiti o qualsiasi altra forma d’informazione rispetto a quanto sta avvenendo e dall’altro chiediamo a gran voce alle istituzioni locali di prendere una posizione netta, al di là delle sterili dichiarazioni sui media o sui social network, contro le trivellazioni in Adriatico, magari partendo, nel caso occorra, dalla modifica dello statuto comunale e/o dal ricorso al principio di precauzione.
Chiediamo inoltre, a chiunque sia in possesso delle competenze necessarie, di farci pervenire ogni tipo di contributo che faccia chiarezza sui rischi legati alle quattro istanze della Global Petroleum Limited.


Le trivelle non piovono da sole dal cielo! Sono il frutto di semplici e precise scelte politiche. I sindaci delle nostre città, i presidenti delle nostre Province e Regioni fanno parte o sono alleati dei partiti che sono al governo e che oggi scelgono di svendere il nostro territorio. Nessuno accampi scuse di non competenza ma piuttosto ci si prenda le dovute responsabilità politiche.


Coordinamento No Triv Terra di Bari


INFO E ADESIONI :
 notriv.molfetta@gmail.com

https://www.facebook.com/notrivmolfetta

http://notriv-terradibari.blogspot.it



     foto di Felisiano Bruni - RumoreCollettivo
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martedì 26 agosto 2014

Assemblea Pubblica contro le trivellazioni petrolifere . Ven. 5 Settembre 2014 a Molfetta (BA)

Riprendono le assemblee pubbliche del coordinamento No Triv all'indomani della pubblicazione delle osservazioni sul sito del ministero dell'ambiente alle quattro richieste d'ispezione dei fondali per la ricerca di giacimenti d'idrocarburi da parte della Global Petroleum. Il coordinamento intende proseguire nel percorso di consapevolezza dei territori e di confronto con le altre realtà che a vario titolo si sono mosse nelle città interessate dalle richieste per sollecitare le comunità e le amministrazioni locali.
Come per le altre assemblee ci incontreremo in un luogo pubblico in questo caso nel centro storico di Molfetta e precisamente nel Giardino Mammoni in Via Preti . In caso di pioggia possiamo spostarci nell'attigua Sala Turtur.

A MOLFETTA 5 SETTEMBRE ORE 18.30.

info: notriv.molfetta@gmail.com

Link all'evento Facebook : https://www.facebook.com/events/559085474214256/




Locandina by D&G Comics
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giovedì 21 agosto 2014

Economia Collettiva e Sismicità relativa

I commenti pubblicati sull’articolo della testata web “Giovinazzo Live” a firma di Domenico 1990, ci permettono di ragionare su due questioni importanti emerse nelle sue riflessioni, ovvero, il modello economico norvegese e la mancanza di correlazione tra l’estrazione d’idrocarburi in Emilia Romagna ed i terremoti che in questi anni hanno colpito la regione. Come Coordinamento No Triv Terra di Bari, non ci sentiamo di rappresentare quel vasto movimento del “no” spesso agitato come spauracchio dai governi centrali e locali come causa di una visione miope ed antistorica, lontana dalle esigenze delle comunità e dalle necessità di creare sviluppo con l’illusione di posti di lavoro certi e permanenti. 

C’interessa invece, seriamente, ragionare di quanto avviene in Norvegia, oggi, terzo paese al mondo produttore di petrolio. Il paese nordico ha da subito ragionato di un sistema pubblico che permettesse, sin dall’inizio, di gestire le economie provenienti dalle attività estrattive attraverso la Statoil, società controllata dallo stato che sviluppasse competenze locali nel campo petrolifero, il Direttorato Petrolifero che si occupasse delle concessioni e delle tecnologie utilizzate ed il Fondo Monetario che raccogliesse i proventi, indirizzandone una parte verso le politiche sociali mentre il resto veniva investito in altri fondi internazionali, andando ad accrescere la ricchezza pro capite dei norvegesi. Questo percorso che parte dagli inizi degli anni ’70 ed arriva sino ai giorni nostri non ha mai visto un arretramento del pubblico rispetto al rapporto con le multinazionali che estraggono al largo della Norvegia, dato che hanno trovato sempre un interlocutore nello stato come co–investitore attivo e non passivo, consapevole che il proprio ruolo deve essere quello dell’utilizzo delle risorse naturali per promuovere il benessere dell’intera comunità, controllando che lo stesso sviluppo non vada ad intaccare eccessivamente il territorio. Tornando al nostro Paese (l’Italia), nel dibattito tornato a svilupparsi in questi mesi sulla necessità di esaminare il fondale dell’Adriatico (e non solo) alla ricerca di giacimenti d’idrocarburi da poter sfruttare, non abbiamo colto nelle riflessioni della politica nazionale alcuna riflessione minimamente avvicinabile a quelle fatte, a loro tempo, in Norvegia. Il ruolo del pubblico ci sembra più quello di un ratificatore dei desiderata esterni provenienti dalle varie multinazionali, interessate al nostro sottosuolo più per le bassissime royalties da destinare all’Italia che per un reale investimento su competenze e tecnologie innovative. Questa mancanza di visione politica, abilmente nascosta dal richiamo alla vicina Croazia ed alla sua disponibilità a concedere il permesso ad esaminare e trivellare il fondale marino come competitor che priverà l’Italia di eventuali ricchezze, pensiamo sia un motivo sufficiente ad opporre un fermo rifiuto alle richieste della Global Petroleum Limited ed in generale ad una politica energetica italiana incapace di esercitare un forte controllo pubblico sulle dinamiche economiche legate all’energia con una visione che esplori nuove modalità d’investimento sul territorio, volte ad una necessaria riduzione dei consumi e ad una riflessione collettiva che renda partecipi i territori delle scelte. Sulla seconda questione posta della correlazione tra le estrazioni d’idrocarburi ed i terremoti che hanno colpito duramente l’Emilia Romagna, si fa riferimento ai risultati della Commissione Ichese. Nella relazione finale ci sembra di particolare interesse la parte che risponde al secondo quesito, ovvero, “è possibile che la crisi emiliana sia stata innescata da attività di sfruttamento o di utilizzo di reservoir, in tempi recenti e nelle immediate vicinanze della sequenza sismica del 2012?”. In un passaggio viene detto che “in base alla sismicità storica della zona si può ritenere molto probabile che il campo di sforzi su alcuni segmenti del sistema di faglie nel 2012 fosse ormai prossimo alle condizioni necessarie per generare un terremoto di magnitudo locale intorno a 6”, ma assume interessante rilevanza, nella parte finale, questo enunciato, “La Commissione ritiene altamente improbabile che le attività di sfruttamento d’idrocarburi a Mirandola e di fluidi geotermici a Casaglia possano aver prodotto una variazione di sforzo sufficiente a generare un evento sismico indotto. L’attuale stato delle conoscenze e l’interpretazione di tutte le informazioni raccolte ed elaborate non permettono d’escludere, ma neanche di provare, la possibilità che le azioni inerenti lo sfruttamento d’idrocarburi nella concessione di Mirandola possano aver contribuito ad innescare l’attività sismica del 2012 in Emilia”. Quindi l’atteggiamento è di estrema cautela, legato alla mancanza di dati che permettano ulteriori indagini ed una ricerca “giovane” che si sta sviluppando in questi anni sul tema della correlazione tra ricerca degli idrocarburi e terremoti, tale da non permettere di sviluppare protocolli di sicurezza efficienti. Quindi non si può parlare di mancanza di correlazione tra gli eventi, ma piuttosto di una situazione che andrebbe ulteriormente approfondita a livello pubblico con un’attività di ricerca statale e non controllata da quelle stesse multinazionali che si occupano di promuovere le attività estrattive. Ovviamente, come coordinamento, siamo sempre pronti ad un confronto con tutti coloro che pongano questioni d’interesse collettivo per sviluppare una riflessione che non si fermi alle banalità, ma s’impegni a ragionare di una nuova visione del pubblico che sappia prendere gli aspetti positivi ed investire sul suo potenziamento per creare un efficace contraltare al prevalere d’interessi privati ed istinti individualisti propri della società in cui viviamo. 


Coordinamento No Triv Terra di Bari
Gruppo Molfetta-Giovinazzo

     foto di Domenico Loiacono - RumoreCollettivo
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mercoledì 13 agosto 2014

Amministratori silenziosi e propaganda regionale


A più di una settimana dalla scadenza per l’invio delle osservazioni al Ministero dell’Ambiente verso le quattro richieste d’ispezione nell’Adriatico della Global Petroleum Limited, il Coordinamento No Triv Terra di Bari prende atto che ai proclami della Regione Puglia non sono seguiti atti concreti ed istituzionali, parimenti, notiamo lo stesso “andazzo” nell’attività amministrativa dei comuni coinvolti direttamente dalle richieste. Solo Molfetta e Mola hanno licenziato, rispettivamente, una delibera di consiglio comunale ed una delibera di giunta, il cui contenuto, però, non ci convince, dato che nessuno dei due atti fa proprie le osservazioni presentate anche dal Coordinamento oltre che dagli altri singoli e gruppi organizzati, rimandando all’ azione dei rispettivi sindaci la nascita di un tavolo comune con i paesi interessati per “la presentazione congiunta delle osservazioni e per l’individuazione di eventuali carenze normative nella documentazione presentata, anche attraverso la nomina di professionisti specifici, nonché di eventuali ulteriori iniziative che si dovessero rendere necessarie” (Comune di Molfetta) o “di dare mandato al Sindaco ad attivarsi e farsi promotore, in ogni sede istituzionale utile, con la massima urgenza, con i Sindaci dei Comuni interessati dalle attività della Global Petroleum (Giovinazzo, Bari, Mola di Bari, Polignano a Mare, Monopoli, Fasano, Ostuni, Carovigno, Brindisi, San Pietro Vernotico e Torchiarolo) per la costituzione di un tavolo congiunto al fine di fronteggiare tale problematica” (Comune di Mola).
Attendiamo la pubblicazione sul sito del Ministero delle osservazioni che avrebbero presentato i comuni di Monopoli e Fasano come si evince dai comunicati stampa ufficiali.
Prendendo spunto da quanto deliberato, chiediamo ai comuni che si sono esposti l’immediata convocazione di un tavolo istituzionale che metta insieme amministrazioni, movimenti, associazioni di categoria, singoli e si occupi di estendere l’informazione nelle comunità interessate, di stimolare il dibattito, di mobilitare le parti sociali e di aprire la riflessione con i prossimi candidati alla presidenza della Regione Puglia chiedendo loro non solo d’esprimersi in merito alle molte richieste di ispezione e trivellazione operate dalle multinazionali del petrolio e del gas sul nostro territorio, ma di chiarire una volta per tutte le reali volontà di sviluppo di cui tutti i candidati si fanno portatori, possibilmente disinnescando il perpetuo ricatto tra salute e lavoro (vedi Taranto).
Ci sembra giunto il momento in cui le varie “maschere” vadano tolte e, al di là dei proclami, sia fatta chiarezza sulle scelte energetiche, economiche ed ambientali dei governi passati e presenti da parte dei prossimi candidati al ruolo di governatore della Regione Puglia.
Noi proseguiremo nel percorso di coinvolgimento dal basso, ripartendo da Molfetta e Giovinazzo su stimolo dei gruppi da cui è partito questo coordinamento e lo faremo giovedì 4 settembre.
Questo primo passo di una seconda fase sarà volto ad un maggior coinvolgimento degli altri gruppi che, a vario titolo, hanno sollecitato i loro territori. 
Pensiamo che un coordinamento delle forze che si riconoscano in una vertenza comune e con un simbolo unitario, il “No Triv”, sia base essenziale per evitare fughe in avanti o comportamenti ondivaghi, consapevoli dell’importanza della posta in palio e di possibili strumentalizzazioni elettorali.

Coordinamento No Triv Terra di Bari

Gruppo Molfetta-Giovinazzo



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Osservazioni del "Comitato Bonifica Molfetta" contro le indagini esplorative a fini di perforazione petrolifere sulle nostre coste.

Pubblichiamo le osservazioni presentate dal
"COMITATO BONIFICA MOLFETTA" contro le indagini esplorative della Global Petroleum Limited


Clicca qui per scaricare e leggere



            
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martedì 12 agosto 2014

Osservazioni contro il permesso di ricerca di idrocarburi presentata da MEDITERRANEO NO TRIV



Osservazioni inviate dall'Associazione Mediterraneo No Triv al Ministero dell'Ambiente ed ai comuni interessati rispetto alle richieste d'ispezione dei fondali dell'Adriatico da parte della Global Petroleum Limited.




     

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lunedì 4 agosto 2014

Adesso tocca alle amministrazioni locali ed alla politica

Il Coordinamento “No Triv Terra di Bari”, formatosi a metà giugno con una prima assemblea pubblica a Molfetta (Ba), a seguito della pubblicazione sul sito del Ministero dell’Ambiente delle quattro richieste della Global Petroleum Limited per ispezionare i fondali alla ricerca d’idrocarburi con la tecnica dell’Air Gun (http://www.va.minambiente.it/it-IT), ha svolto in questo mese e mezzo un’intensa attività di coinvolgimento dal basso dei cittadini e delle associazioni di categoria legate al mare.

L’obiettivo, sin da subito, è stato quello di sensibilizzare la popolazione sui rischi che le attività di ricerca nei fondali da Molfetta a Brindisi possono arrecare alla flora ed alla fauna marina e sull’insensatezza, oggi, di portare avanti una politica energetica nazionale basata sullo sfruttamento delle risorse fossili.

Oggi con la collaborazione del “Comitato cittadino per la bonifica marina a tutela del diritto alla salute ed all’ambiente salubre” nato a Molfetta, dell’ “A.B.A.P.” (Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi, http://www.infoabap.it/) e dell’ Associazione “Mediterraneo No Triv” abbiamo inviato le osservazioni al Ministero dell’Ambiente, ribadendo che le scelte nazionali non tengono conto della storia naturale, economica e sociale dell’Adriatico (oltre a sottovalutare la presenza in molti punti della costa ed, in particolare, nelle zone d’ispezione per la ricerca d’idrocarburi segnalate dall’azienda australiana, degli ordigni bellici scaricati durante la Seconda Guerra Mondiale ed il conflitto nel Kosovo).

Abbiamo inviato queste osservazioni anche ai comuni interessati dalle quattro richieste, ovvero, Molfetta, Giovinazzo, Bari, Mola, Polignano, Monopoli, Fasano, Ostuni, Carovigno, Brindisi, San Pietro Vernotico e Torchiarolo, chiedendo a sindaci e presidenti dei consigli comunali di farle proprie tramite delibere di consiglio comunale ed inviarle al Ministero dell’Ambiente entro la scadenza del 4 Agosto. Riteniamo sia necessaria da parte delle istituzioni di queste comunità una forte consapevolezza verso le scelte nazionali nel campo delle politiche energetiche e della difesa dell’ambiente, ribadendo gli effetti negativi sul piano culturale ed economico che queste avrebbero sui territori coinvolti. L’autonomia decisionale delle comunità in campo energetico ed ambientale non può essere più messa in discussione come sta ormai avvenendo con i continui tentativi di modifica dell’articolo V della Costituzione.

Il percorso del Coordinamento “No Triv Terra di Bari” proseguirà con altre assemblee pubbliche, dopo esser stati a Molfetta, Giovinazzo, Santo Spirito e Bari, con lo scopo di creare un fronte comune dal basso che si opponga a questi continui tentativi di mettere in discussione l’ambiente e la salute per fare profitto. 


Il nostro sarà un confronto continuo con gli altri comuni coinvolti e le realtà collettive o individuali che, in questi giorni (e ci auguriamo anche in futuro), si stanno mobilitando per portare alla politica centrale la loro voce.


Coordinamento “No Triv Terra di Bari” 



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