martedì 23 febbraio 2016

PERCHÉ VOTARE “SÌ” AL REFERENDUM NOTRIV DEL 17 APRILE 2016


Alcuni punti per spiegare perché votare "sì" al referendum contro le trivelle che verrà celebrato il 17 aprile 2016





PERCHÉ VOTARE “SÌ” AL REFERENDUM NO TRIV DEL 17 APRILE 2016


1) CON I QUESITI REFERENDARI ABBIAMO GIÀ OTTENUTO RISULTATI IMPORTANTI. ADESSO FACCIAMO UN ALTRO PASSO IN AVANTI!

L’esecutivo del Governo Renzi per mesi ha portato avanti una strategia per impedire che si giungesse a questo importante appuntamento referendario. Determinato a scongiurare la possibilità che i cittadini potessero esprimersi sulle scelte politiche in materia energetica, mettendole in discussione, ha utilizzato qualunque mezzo: lecito e non, amministrativo e di mera propaganda. 

In quest’ottica vanno letti:

  n  il ricorso alla legge di Stabilità del 2016 per eludere principi e prassi decisorie del cosiddetto “Sblocca Italia”: scompaiono “per magia”, grazie ad un semplice emendamento, i principi di «strategicità, indifferibilità, urgenza, pubblica utilità», ovvero l’anima stessa del decreto legge convertito nella Legge n. 164/2014;

  n  la titolarità all’esproprio ancor prima dell’esito delle attività di prospezione e ricerca, così come la facoltà di assoggettare quote considerevoli di territorio per costruire infrastrutture funzionali agli impianti e alle attività di trasformazione e trasporto degli idrocarburi al di fuori delle aree di concessione;

  n  la Conferenza dei Servizi che viene di fatto svuotata di ogni potere. Alle Regioni e agli Enti Locali viene negata la possibilità di raggiungere un’intesa “forte” con il Governo che, in caso di situazioni di disaccordo, può decidere senza ulteriore trattativa di ogni istanza di ricerca, permesso di estrazione o messa in opera di infrastrutture;

  n  la cancellazione del Piano delle Aree, che determina le zone in cui le compagnie petrolifere possono avanzare richieste o meno, lasciando alle multinazionali la facoltà non solo di continuare ad avanzare richieste di permessi e concessioni in modo selvaggio e senza criteri condivisi da Enti locali e territori, ma addirittura concedendo loro la facoltà di avvalersi di un doppio regime legislativo per l’ottenimento dei titoli.

Attualmente dei sei quesiti referendari, inizialmente presentati, tutti quanti ammessi nel novembre del 2015 dalla Corte di Cassazione, n’è rimasto soltanto uno. L’unico sul quale la Corte Costituzionale, proprio a seguito degli emendamenti alla legge di Stabilità che ricalcano tre dei quesiti proposti, ha dovuto e potuto esprimersi in maniera favorevole.
Ne rimangono, però, elusi altri due che sono stati impugnati per “conflitto di attribuzione” da sei delle dieci Regioni che avevano depositato i quesiti nel settembre 2015 e sui quali si attende il provvedimento di ammissibilità il prossimo 9 marzo.

2) LE CONDIZIONI PER DARE UNA SPINTA CONTRO IL FOSSILE SONO FAVOREVOLI

Ci sono persone chi vivono e lavorano a ridosso di centri oli, raffinerie, hub portuali, pozzi petroliferi, centri e/o pozzi di stoccaggio di petrolio e gas. Ci sono persone che vivono avendo sotto i piedi oleodotti e gasdotti. Ci sono persone che bevono e coltivano la terra con acque provenienti da falde inquinate da centinaia di sostanze chimiche, metalli pesanti e idrocarburi.

Tutti coloro che ormai da anni avvertono sulla propria pelle il peso del condizionamento delle scelte economiche imposte dall’alto e tutti coloro - i lavoratori del settore della pesca e turistico/alberghiero - che potrebbero subirlo, oggi non si stanno ponendo il dubbio SE appoggiare o meno il referendum, ma piuttosto COME continuare ad accumulare forza sociale e politica per voltare pagina, per chiudere con leucemie, tumori, avvelenamento di acqua, aria, suolo e cibo, per andare finalmente oltre il modello energetico fondato sulle fonti fossili.

Negli ultimi mesi, la combinazione tra la campagna planetaria di pressione esercita dal basso nei confronti dei lavori della Conferenza Internazionale sul Clima a Parigi (COP 21) e la sensibilizzazione avuta con la lettera enciclica di Papa Francesco “Laudato sì” ha fatto da detonatore alle lotte territoriali contro le grandi opere.

Ci troviamo inoltre in un contesto internazionale di una forte accelerazione dell’iniziativa bellica, di repentino cambiamento degli assetti geopolitici ma d’altra parte anche di costante tendenza al ribasso storico del costo unitario di produzione del barile.

3) IL VOTO DEL 17 APRILE FAVORISCE UNA GRANDE COALIZIONE SOCIALE PER ATTUARE UNA TRANSIZIONE ENERGETICA VERSO LE RINNOVABILI PULITE

Il voto del 17 Aprile è primariamente, a tutti gli effetti, un voto politico.

Al di là della specificità del quesito, residuo di trabocchetti e scossoni, il referendum è l’UNICO STRUMENTO di cui i movimenti che lottano da anni per i beni comuni, per l’affermazione e conquista di maggiori diritti e per l’autodeterminazione dei territori possono al momento disporre per esprimersi in merito alla Strategia Energetica Nazionale che, da Monti a Renzi, resta l’emblema dell’offesa ai territori, alle loro prerogative, alla stessa Costituzione Italiana.

Lo sanno bene tutti i comitati e le associazioni che lottano contro le piattaforme in mare, la Tap, le centinaia di chilometri di tubi delle reti di gas su faglie sismiche, le centrali e i pozzi di stoccaggio che provocano sismicità indotta. Lo sanno le reti per l’opzione Combustione Rifiuti Zero. Lo sanno bene anche i produttori ortofrutticoli e gli allevatori.
Alle centinaia di associazioni a carattere nazionale si sono aggiunti i comitati NoTav della Val di Susa, il Forum Nazionale per l’Acqua Pubblica, la Confederazione Cobas, la Fiom e non di è certo in virtù di una squallida operazione di sommatoria aritmetica delle piccole convenienze locali.

Chi conosce gli equilibri sociali, politici, culturali ed economici e gestisce - tra l’altro senza mandato elettorale! -le sorti di circa 60 milioni di italiani sa bene che il referendum - questo referendum! - rappresenta una porta stretta attraverso cui solo uno potrà passare: o vinceranno la furbizia, il gioco sporco che il governo Renzi conduce con estrema arroganza in nome della TTIP, delle lobby finanziarie, degli inceneritori e del petrolio; o vinceranno le ragioni di chi chiede diritti, dignità, rispetto dei territori e della salute, affermazione del valore d’uso attraverso l’esercizio diffuso, decentrato e dal basso di più democrazia.

Non abbiamo scelto noi il quesito su cui far convergere, in questa delicata fase di transizione autoritaria e centralizzatrice dei poteri, l’intelligenza e la potenza delle reti del conflitto e della proposta per quello che fino a pochi anni fa si definiva comunemente “un altro mondo è possibile!”. Abbiamo, però, nelle nostre mani uno strumento da poter utilizzare, una tabella che indica con chiarezza il percorso praticabile.

Siamo consapevoli che ci attende un percorso duro e pieno di ostacoli, ma dobbiamo essere fieri di quanto siamo riusciti a fare e ottenere sino a questo momento, senza smettere però di essere ambiziosi!
Portare al voto 26 milioni di italiane/i - tanti ne occorrono per il quorum! -, sapendo che i sondaggi danno il SÌ al 40% (previsioni che non erano state date nemmeno per lo scorso referendum su Acqua Pubblica e Nucleare!), deve voler dire avere la capacità di sintonizzarsi fraternamente, solidarizzare, crescere concentrandosi sull’obiettivo. Deve voler dire mettere a disposizione non un freddo dispositivo di propaganda, ma attivare un sentire comune, attivare saperi e progettualità essenziali per la sfida della transizione.

La transizione alle rinnovabili pulite non può essere una delega in bianco alla miglior convenienza delle lobbie energetiche. È anzitutto controllo consapevole esercitato dal basso, attraverso forme di condivisione e formazione/autoformazione costante. È espropriazione del monopolio alienato della scienza e pratica della soddisfazione a misura di bisogni collettivi individuati.


4) LA SPINTA REFERENDARIA COSTRINGE MOLTE COMPAGNIE A FARE RETROMARCIA

Soltanto fino a poche settimane fa sarebbe stato un azzardo immaginare che, dopo la pioggia di richieste di permessi arrivati, alcune compagnie potessero abbandonare il campo.

La spinta referendaria, letta come recepimento formale di una pressione crescente delle lotte sviluppatisi all’interno del Paese, ha creato, contrariamente alla volontà dell’esecutivo centrale, un quadro di forte incertezza normativa.

È un fatto non di poco conto che il Governo sia stato costretto ad emanare un apposito decreto di azzeramento per il permesso “Ombrina mare due” della Rockhopper nel Mare Adriatico, una delle più discusse e controverse concessioni in mare e che, nonostante le ripetute mobilitazioni di massa, i ricorsi e le leggi regionali, sembrava ineluttabilmente in fase di avvio operativo. Inoltre, alcune compagnie petrolifere hanno rinunciato alle proprie istanze di permesso di ricerca: Petroceltic per l’assurdo permesso di ricerca conferito di fronte alle isole Tremiti; Appennine Energy nel Mar Jonio; Shell abbandona i giacimenti nel golfo di Taranto, inviando al Ministero dello Sviluppo Economico la lettera con cui rinuncia al permesso di cercare idrocarburi nel mare fra Puglia, Basilicata e Calabria aventi per oggetto le due istanze d7482fr-sh e d7482fr-sh.

5) I TERRITORI CONTINUANO A CONTARE

In pochi mesi il processo messo in atto dalla strategia referendaria ha consentito di ottenere un vero e proprio capovolgimento dell’impianto centralizzatore e decisionista del famigerato “Sblocca Italia”: il recupero delle competenze regionali nelle procedure di Via.

Un fatto assolutamente importante, ad esempio, per il progetto di ampliamento di “Tempa Rossa” che vede coinvolte due regioni: il petrolio e il gas estratti e stoccati in Basilicata verranno poi lavorati nella raffineria Eni di Taranto. Grazie all’assorbimento dei quesiti referendari negli emendamenti alla Legge di Stabilità, la giunta regionale pugliese potrà nuovamente disporre di  poteri e competenze in merito e, soprattutto, i cittadini e i movimenti potranno tornare a contare e decidere avendo nuovamente un interlocutore istituzionale, sul quale esercitare il proprio peso politico.

Come successo per le mobilitazioni per sollecitare le amministrazioni comunali a deliberare per chiedere ai rispettivi presidenti di giunta regionale l’impugnazione dell’art. 38 dello Sblocca Italia, il referendum agisce da esplicito catalizzatore motivazionale all’azione deliberante di giunte e consigli comunali contro numerose richieste di permessi, come sta accadendo in diversi comuni campani e lucani in questi giorni, dove sono gli stessi sindaci a convocare esponenti di comitati No Triv e movimenti a loro sostegno.

6) RENZI TEME LA DEBACLE PER LE “SUE” RIFORME ISTITUZIONALI

Abbiamo poco tempo per riuscire ad incidere in modo adeguato ed efficace. Il Governo teme così tanto questo referendum da aver scelto la prima domenica utile per legge perché venga celebrato, costringendoci ad organizzare in tempi contingentati una campagna referendaria degna di questo nome. Ha deciso deliberatamente di sacrificare senza batter ciglio l’equivalente dell’ammontare annuale delle royalties - non meno di 350 milioni di Euro! - pur di evitare l’Election Day, fortemente richiesto dai movimenti.

Il presidente del Consiglio non intende in alcun che la strada verso il referendum confermativo istituzionale, stabilito ad Ottobre 2016, che ha per oggetto la revisione del Titolo V della Costituzione, di cui lo “Sblocca Italia” è una sostanziale anticipazione, possa essere ostacolata da altri fenomeni di grande catalizzazione del dissenso.

Lo stesso Renzi ha più volte dichiarato che in caso di sconfitta del “suo” referendum istituzionale abbandonerebbe il ruolo attuale e la stessa politica. Diamo quindi una mano al campione del decisionismo neoliberista a lasciare campo libero ad una grande coalizione per il bene comune!

Il quadro è certamente complesso e dinamico. Gli elettori hanno voglia e necessità, dopo anni di lotte, di potersi esprimere non solo nel merito dei quesiti ammessi, ma dell’intera Strategia Energetica Nazionale.

Il referendum del 17 Aprile rappresenta in realtà un potente momento di accumulo positivo di energie sociali, saperi, creatività, veloce incremento di relazioni operative tra reti consolidate. Raggiungere il quorum in tempi così brevi e sapendo coinvolgere vittoriosamente 26 milioni di cittadine/ italiane/i, significherebbe saper guidare dal basso un intero processo di trasformazione sociale e politica di un Paese ammuffito e intristito da una crisi asfittica, con effetti trascinanti anche per le lotte di altri Paesi europei.








venerdì 12 febbraio 2016

La febbre dell'oro nero colpisce il Montenegro

Comunicato Stampa congiunto di Coodinamento NoTriv Terra di Bari, Comitato Bonifica Molfetta, Coordinamento No Triv Basilicata e Movimento Mediterraneo No Triv in merito all'invio delle Osservazioni riguardanti le Consultazioni Transfrontaliere per il “Programma di Ricerca e Produzione idrocarburi off-shore del Montenegro”.



Il 9 febbraio scorso, il Coordinamento NoTriv Terra di Bari, il Comitato Bonifica Molfetta, il Coordinamento No Triv Basilicata e il Movimento Mediterraneo No Triv hanno inviato al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Italiano, al Ministro dell’Economia del Montenegro e alla Regione Puglia le Osservazioni riguardanti le Consultazioni Transfrontaliere per il “Programma di Ricerca e Produzione idrocarburi off-shore del Montenegro”.

Le Consultazioni Transfrontaliere, annunciate sul sito del Minambiente in data 4 febbraio 2016, riguardano 13 blocchi in Mare Adriatico, messi a bando dal governo montenegrino nel 2013.

Le Osservazioni sono state presentate per chiedere a entrambi i ministeri - italiano e montenegrino - di bloccare l’iter amministrativo, e mettono in evidenza la concreta pericolosità delle prospezioni geosismiche e delle successive trivellazioni, condotte nelle stesse aree, con la tecnica dell’Air gun.

Le onde sonore impiegate dall’Air gun, come dimostrato ormai da molti studi scientifici, sono altamente dannose per la fauna - danneggiano gli organi interni, interferiscono con il senso di orientamento e con la vita sociale degli animali - e hanno impatti negativi anche sulla flora marina.

Alcune delle zone concesse coincidono però con depositi sottomarini di ordigni inesplosi, anche a caricamento chimico, risalenti alla seconda guerra mondiale e al recente conflitto nella ex – Jugoslavia, così come dimostrato dalla “Map of unexploded ordnance dumping sites in the southern adriatic sea” - progetto R.E.D.C.O.D. cofinanziato dalla Commissione Europea - e dalla Carta Nautica n. 136 dell’Ufficio Idrografico del Regno Unito.

Tale sovrapposizione preoccupa i comitati, poiché nello Studio di Impatto Ambientale e nella Sintesi Non Tecnica (SNT) riportati sul sito del Ministero montenegrino, gli strumenti utilizzati per la fase d’indagine e la realizzazione di pozzi esplorativi non sono stati messi in correlazione con la presenza degli ordigni bellici; tra gli eventi accidentali non è stata considerata la possibilità di intercettarne uno, non ne vengono valutati i rischi, quali potrebbero esserne le conseguenze e le azioni da intraprendere immediatamente e a lungo termine per la bonifica e la messa in pristino dell’area, nonché gli impatti che deriverebbero sull’intero ecosistema del Mare Adriatico.

La SNT cita l’art. 1 della Costituzione montenegrina del 1994 dichiarando che «Il Montenegro è uno Stato democratico, sociale ed ecologico», e viene evocato il modello norvegese che reinveste le royalties provenienti dall’estrazione di petrolio nel proprio welfare.

Sembra però paradossale che le scelte di sviluppo del Montenegro non tengano conto del proprio sistema economico basato fondamentalmente su pesca e turismo e degli influssi negativi che subirebbero se si proseguisse nella ricerca di idrocarburi lungo le proprie coste.

Così come ribadito nelle Osservazioni inviate nell’aprile del 2015 per le Consultazioni Transfrontaliere con la Croazia, la questione dello sviluppo e della strategia energetica attualmente basata sulle fonti fossili non può limitarsi ad una visione local, ma è necessario aprire un dibattito glocal ai Paesi confinanti e a tutti quelli del Bacino del Mediterraneo, partendo anche dalla recente crisi del mercato petrolifero.

La proposta inclusiva dei Comitati No Triv che ha portato al percorso referendario permette di affrontare la questione energetica sul piano ambientale e politico. Un ruolo determinante devono avere le realtà territoriali capaci di opporsi alla strategia di sviluppo imposta, perché possano farsi portatrici sane della transizione verso le energie rinnovabili e fuori dai canoni sviluppisti della green economy


Coordinamento NoTriv Terra di Bari

Comitato Bonifica Molfetta

Coordinamento No Triv Basilicata

Movimento Mediterraneo No Triv




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A questo link è possibile consultare le Osservazioni presentate: 
https://www.dropbox.com/s/4ix2uu26egysmin/Osservazioni%20Montenegro_CBM_CoordNoTriv_TdB_Bas_Med_ita.pdf?dl=0

Ricordiamo che è possibile inviare le proprie osservazioni entro il 25 febbraio 2016: http://www.va.minambiente.it/it-IT/Comunicazione/DettaglioNotizia/664







Invito a partecipare all’assemblea referendaria No Triv

Domenica prossima, 14 Febbraio, si terrà a Roma, presso la sala del Parco delle Energie, v. Prenestina 175 (ingresso attiguo al Csoa Ex Snia), la seconda assemblea a carattere nazionale, organizzata dai comitati aderenti al Coordinamento nazionale No Triv e da rappresentanze di 200 associazioni, per affrontare in modo quanto più sinergico ed efficace possibile l’imminente campagna referendaria.

Il percorso inedito, che per la prima volta ha portato la Corte Costituzionale a consentire che il popolo italiano possa esprimersi sulla materia strategica delle estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi, è stato di certo molto travagliato. La compagine del governo Renzi, in continuità coi precedenti esecutivi dei “non eletti”, ha fatto carte false pur di evitare la celebrazione di un referendum fondato su ben 6 quesiti pienamente ammessi dalla Corte di Cassazione a fine Novembre scorso, imponendo stralci, assorbimenti, stravolgimenti, ratificati nella legge di Stabilità.

È a tutti evidente che rinunziare alla “strategicità, indifferibilità ed urgenza” - asse inderogabile per il governo delle lobbies che dall’autunno 2014 imponeva lo Sblocca Italia -  lasciando la sola “pubblica utilità”, la dice lunga sul rapporto tra lotte territoriali, acutizzazione degli effetti dell’attuale crisi finanziaria, abbassamento vertiginoso del costo del barile.

Gli scenari di guerra che abbracciano in modo estensivo e pervasivo i vasti territori del vicino e medio Oriente, i paesi del Nord Africa, le ondate di violenza suicida/omicida che attraversano le stesse metropoli europee, chiamano i movimenti e le forze politiche e sindacali sinceramente democratiche a misurarsi con i rapidi e radicali cambiamenti geopolitici, in un momento di grave crisi di civiltà, dove paradigmi e tentazioni autoritarie e razziste si affacciano con prepotenza e si fronteggiano con chi lotta per difendere diritto al reddito, al lavoro, alla casa, all’istruzione, chiedendo più welfare e partecipazione diretta.

Chiediamo agli organi di informazione espressione delle lotte condotte dal basso , alle associazioni sindacali di base, ai collettivi, ai centri sociali, di fare propria la battaglia per portare al voto il 50% più uno degli elettori italiani su una materia che incide sulla possibilità di ridefinire  una Strategia Energetica Nazionale all’altezza dei bisogni effettivi, fondata su forme applicative delle rinnovabili pulite decentrate, diffuse, compartecipate.

Per affermare la logica e la pratica del valore d’uso; per consentire ed incrementare l’irruzione dei saperi e delle masse nel salotto buono dei petrolieri e dei loro tanti lacchè; per contribuire a fermare la distruzione del Welfare e la tendenza alla guerra; per attrezzarci a battere le “riforme” costituzionali imposte da Boschi/Renzi/Verdini in occasione del referendum istituzionale confermativo del prossimo Ottobre, rafforziamo i legami tra le lotte, organizziamo la strada per le nostre conquiste!

A Roma affronteremo con la giusta ambizione il confronto tra lo stato delle lotte e le prospettive concrete di costruzione di una piattaforma condivisa verso la transizione oltre l’era fossile. Al confronto prenderanno parte non solo comitati No Triv ed associazioni ambientaliste, ma anche esponenti della Fiom e della lotta No Tav.




CONSULTAZIONI TRANSFRONTALIERE MONTENEGRO: NUOVA SCADENZA 25/02/2016

Ieri, la Repubblica del Montenegro, in aggiunta alla documentazione in lingua inglese già trasmessa il 18/01/2016, ha provveduto ad inviare la sintesi non tecnica in lingua italiana per lo svolgimento delle consultazioni transfrontaliere sul “Programma di Ricerca e Produzione idrocarburi off-shore del Montenegro”.  
Sulla base della ulteriore documentazione trasmessa dalla Repubblica del Montenegro i termini per l’invio delle osservazioni sono stati prorogati al 25 febbraio 2016.
Auspichiamo che tutti coloro che hanno a cuore il futuro dei nostri mari, inviino al Ministero dell'Ambiente le proprie osservazioni in forma elettronica, utilizzando la casella di posta elettronica certificata (PEC) DGSalvaguardia.Ambientale@PEC.minambiente.it o la casella di posta elettronica ordinaria dva@minambiente.it.
Considerati i tempi ristretti, per una migliore considerazione dei contributi inviati, Minambiente raccomanda di trasmetterli preferibilmente anche in formato word e redatti in lingua inglese.
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>>Gli amici di NAŠ Jadran hanno predisposto un breve testo, e Clean Adriatic Sea Alliance lo ha tradotto in inglese, in modo da poterlo inviare, anche personalizzandolo, per fare pressione sul Governo Montenegrino affinché abbandoni il progetto:
I strongly urge the Government of Montenegro to end the hazardous offshore drilling project in the Adriatic Sea. Not only would one oil incident similar to the one in the Gulf of Mexico, permanently destroy the entire ecosystem of the half-enclosed Adriatic, but the cumulative effect of the expected expansion of multiple wells creates a permanent pollution situation for the region and the health of its citizens effectively for 30 years! The negative effects down-current on fishing, tourism, and real estate are amplified due to the direction of major ocean currents that circulate toward Croatia, Slovenia and Italy. This project must be stopped and renewable energy alternatives should be pursued for our future.
Cogliamo questa opportunità anche come singoli e tempestiamo di osservazioni l'indirizzo del Ministero dell'Economia del Montenegro info@mek.gov.me! 
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>>Nei prossimi giorni, invece, pubblicheremo le nostre Osservazioni inviate congiuntamente al Comitato Bonifica Molfetta e al Coordinamento No Triv Basilicata, sia al Ministero dell'Ambiente Italiano, che al Ministero dell'Economia Montenegrino, che alla Regione Puglia.

mercoledì 10 febbraio 2016

Petroceltic rinuncia alle istanze di ricerca al largo delle Tremiti

È notizia di qualche ora fa la rinuncia da parte di Petroceltic alle istanze di ricerca al largo delle Isole Tremiti.
Per quanto ovviamente sollevati, dobbiamo ammettere che un epilogo del genere era nell'aria.

Le concessioni rilasciate, nonostante gli emendamenti alla legge di Stabilità del 2016 che riprendevano il quesito referendario che vieta tali concessioni entro le 12 miglia, e il fatto che Petroceltic risultasse, come emerso da diverse interrogazioni parlamentari, una scatola vuota, senza nemmeno i fondi necessari a garantire le minime misure di sicurezza in eventuali operazioni di trivellazione puzzavano non poco.

Non vorremmo che l'affair "Petroceltic" fosse invece un diversivo: da un lato atto a indebolire la propulsione dell'ormai prossimo referendum; dall'altro ad aprire ad una trattativa al ribasso su Tempa Rossa, su cui il presidente Emiliano, rispetto alle pesanti ricadute che il progetto di Total, Shell, Eni e Mitsui avrebbe su Taranto, tace gravemente.

Ad ogni modo, continueremo a costruire percorsi di partecipazione verso la vittoria del referendum, costruiremo reti con tutti i movimenti ambientalisti e notriv lucani e pugliesi per chiudere definitivamente Tempa Rossa.

Coordinamento NoTriv-Terra di Bari
Movimento Stop Tempa Rossa




La concessione della Petroceltic al largo delle Tremiti sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, ad oggi, risulta ancora vigente. Auspichiamo che scompaia nelle prossime ore.