martedì 20 ottobre 2015

Contro le trivellazioni nel Mar Jonio. In attesa del Referendum Notriv

Condividiamo il Comunicato Stampa redatto da Rossella Cerra di Unione Mediterranea con il contributo di R.A.S.P.A - Rete Associazioni Sibaritide e Pollino per l'Autotutela - in merito alle osservazioni, inoltrate al Ministero dell'Ambiente, conto le istanze della Global Med nell'off-shore della Calabria, al largo di Crotone e dell'Isola di Capo Rizzuto (“d 85 F.R-.GM”, “d 86 F.R-.GM”, “d 87 F.R-.GM”) e nell'off-shore della Puglia (“d89F.R-.GM” e “d90F.R-.GM”)



Sono state inoltrate il 19 ottobre 2015 le osservazioni contro le integrazioni e le controdeduzioni alle 5 istanze presentate dalla società Global Med (GM) denominate “d 85 F.R-.GM”, “d 86 F.R-.GM”, “d 87 F.R-.GM”, “d 89F.R-.GM” e “d 90F.R-.GM”.
La GM, su sollecito del Ministero dell’Ambiente del luglio scorso ha dovuto integrare la documentazione precedentemente inviata in seguito alle numerose osservazioni giunte a ridosso del Natale scorso.
l documenti sono stati redatti dalla dottoressa Rosella Cerra (che aveva precedentemente scritto alcune osservazioni oggetto delle controdeduzioni) con la collaborazione del dottore geologo Giuseppe Ferraro per conto del Coordinamento Nazionale No Triv RASPA Rete Associazioni Sibaritide e Pollino per l'Autotutela.
Una sorta di dibattito aperto fra società petrolifera e società civile che dovrebbe concludersi con un pronunciamento della Commissione Tecnica del Ministero per un parere di (in)compatibilità ambientale.
All’indomani quindi di quei pareri positivi che la commissione ha presentato per altre tre istanze sempre nello Jonio, la “d79F.R-.EN” dell’Enel Longanesi verso la quale la Regione Calabria e la Puglia hanno esposto ricorso, e le due della Shell “d73F.R-.SH” e “d74F.R-.SH”.
È necessario attivarsi per evitare che tutto il Mar Jonio si trasformi in una unica grande area di estrazione in mare con tutti i rischi e pericoli annessi: dal fenomeno della subsidenza già in atto dalla Sibaritide al Crotonese, dall’inquinamento radioattivo dei fanghi di estrazione, dal rischio di incidente tipo golfo del Messico, dalla compromissione delicato equilibrio fisico-chimico e ambientale del mar Ionio, dalla presenza sui fondali di navi carichi di veleni e rifiuti pericolosi, che per effetto delle correnti marine si estenderebbero a tutto il Mediterraneo.
Per tutto questo abbiamo uno strumento che la società civile può utilizzare per far valere le proprie ragioni contro lo strapotere del governo centrale e l’asservimento alle multinazionali del petrolio. Questo è il referendum.
Lo ribadiamo e rilanciamo l’appello a tutti di farsi promotori della campagna referendaria contro l’articolo 35, comma 1, del Decreto Sviluppo, contro tutta una serie di norme che impediscono alle Regioni ed agli enti locali di potersi pronunciare su scelte che investono direttamente i territori di competenza.
[Rosella Cerra - Unione Mediterranea - e RASPA]

venerdì 16 ottobre 2015

SHELL ABBANDONA L'ARTICO PER JONIO MA RISCHIA GROSSO CON I REFERENDUM

Condividiamo il Comunicato Stampa del Coordinamento Nazionale No Triv in merito al parere positivo concesso a SHELL ITALIA dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, a due procedimenti VIA per ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi nel Mar Jonio.


Le aree, di superficie complessiva di 1348,2 km quadrati, interessano il Golfo di Taranto, motivo per cui tutti i pugliesi dovrebbero attivarsi, sollecitando la politica a rimediare vecchi errori e rigettando fermamente un progetto di devastazione dei propri mari.

SHELL ABBANDONA L'ARTICO PER JONIO MA RISCHIA GROSSO CON I REFERENDUM
Il 13 Ottobre scorso la Commissione Tecnica VIA del Ministero dell'ambiente si è espressa per la compatibilità ambientale di due istanze di permesso di ricerca presentate a fine 2009 dalla Shell Italia Ep.
Le due istanze, contraddistinte dalle sigle d73 F.R- SH e d74 F.R-SH, interessano il Golfo di Taranto e, seppur distinte sotto il profilo autorizzativo, costituiscono per Shell un tutt'uno sotto il profilo industriale.
Delle due istanze gemelle, la d74 F.R-SH è giunta a noi grazie all’art. 35, comma 1, del Decreto Sviluppo, convertito in legge sotto il Governo Monti e oggi sottoposto a referendum abrogativo.
Il suo inquadramento geografico è descritto anche nella Sintesi non tecnica del progetto redatto dalla Shell: "Il punto più a Nord del blocco in oggetto si trova a circa (meno) 12 miglia nautiche da Capo Spulico, la parte più orientale dista circa 8 miglia marine da Trebisacce, mentre il punto più a Sud dista circa 14 miglia da Punta Alice".
Secondo uno studio del MISE, l'area di ricerca è interferente al 100% con una lunga serie di aree interdette ai sensi del Decreto Prestigiacomo (SIC: Fiumara Trionto, Macchia della Bura, Fondali Crosia- Pietrapaola, Dune di Camigliano). Il 30 novembre 2010, infatti, il MISE notificò alla Shell un preavviso di rigetto.
Stessa sorte toccò in pari data alla gemella d73 F.R- SH perché interferente per intero con la Zona di Protezione Speciale Alto Jonio Cosentino.
I progetti espansionistici della Shell nello Jonio, coerenti con la Strategia Energetica Nazionale, possono e devono essere arrestati: grazie allo Sblocca Italia, si fa concreta la possibilità che, una volta individuato il Piano delle Aree ed ottenuti i permessi di ricerca, la compagnia olandese richieda ed ottenga la conversione dei titoli di ricerca in titoli concessori unici.
Tutto questo, però, può essere evitato. È importante, quindi, che:
- le amministrazioni interessate propongano ricorso al TAR Lazio contro i decreti VIA del 13 ottobre scorso;
- la Regione Calabria segua l'esempio della Regione Abruzzo che nei giorni scorsi ha approvato una legge ad hoc per vietare qualsiasi attività di ricerca e di coltivazione di idrocarburi al di sotto del limite delle 12 miglia dalle linee di costa o dalle aree naturali protette;
- nel frattempo vada avanti spedito il processo referendario. Dei sei quesiti referendari, infatti, ben tre (contro trivelle entro le 12 miglia; contro conversione titolo di ricerca in titolo concessorio unico e pronunciamento della Conferenza Unificata Stato-Regioni sul Piano delle Aree, mare compreso) sono in grado di arrestare l'avanzata di Shell nel Golfo di Taranto.
Ma lo sforzo più grande dovrà farlo la politica, rimediando in extremis alle pessime scelte effettuate in materia energetica ed ambientale negli ultimi anni e puntando sulla riconversione ecologica del sistema economico attivando, quindi, tutti gli strumenti di programmazione possibili e disponibili.
16 Ottobre 2015
Coordinamento nazionale No Triv