mercoledì 26 agosto 2015

Piattaforma Manifestazione Interregionale - 18 settembre 2015 a Bari

La piattaforma della manifestazione interregionale notriv che si terrà il 18 settembre a Bari presso la Fiera del Levante, in concomitanza con la Conferenza delle Regioni del Sud dei Presidenti di Regione. 



Con il decreto “Sblocca Italia” e le nuove concessioni per le ricerche di idrocarburi, il governo Renzi sta lanciando un’offensiva terrificante contro i nostri territori: li sta trasformando in un terreno di conquista privo di qualsiasi regola per le multinazionali del petrolio, pronte a distruggere l’ambiente, rovinare la nostra salute e calpestare i nostri diritti in nome dei propri profitti.
La Puglia ad oggi è una delle regioni nel mirino dei petrolieri. Ben 9, infatti, dei 12 permessi di ricerca iscritti in Gazzetta Ufficiale e rilasciati dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del Mare riguardano le nostre coste, dell’Adriatico e dello Ionio.
La stessa fase di prospezione, che vede l’utilizzo della tecnica denominata “Air Gun”, risulta già essere altamente impattante sull'ambiente, con danni alla flora e alla fauna marina, e assolutamente pericolosa considerando che alcuni dei siti scelti dalle multinazionali del petrolio vedono la presenza, nel fondale, di ordigni bellici della seconda guerra mondiale e del conflitto nell’ex – Jugoslavia, come dimostrato dalle mappe nautiche e della Marina Militare.
Lo scempio si abbatterebbe non solo su alcuni dei luoghi più belli e a maggiore vocazione turistica - le Isole Tremiti, Polignano a Mare, Monopoli e l’alto Salento - ma anche più fragili, come Taranto, oggetto da troppi anni di una devastazione ambientale dovuta al capitale.
La retorica, ormai stantia, è sempre la stessa: il petrolio porta ricchezza. Eppure, la distruzione della Basilicata, un territorio ricco di natura e storia, ad opera dei petrolieri, dovrebbe dimostrare più di tante chiacchiere quali siano i veri effetti delle trivellazioni.
Quando in Lucania, venti anni fa, si scoprì il petrolio, tutti i politici locali e nazionali accolsero la novità millantando un arricchimento per la popolazione e un aumento dei posti di lavoro, benefici che evidentemente non ci sono mai stati.
Dopo vent'anni, infatti, la situazione che ci troviamo di fronte è questa: la Basilicata è, secondo i dati dell’Istat, la regione più povera d’Italia con un forte tasso di emigrazione, sono infatti oltre 3.000 i giovani che ogni anni lasciano la propria terra; «Nella sola Val d'Agri, l’area in cui l’attività estrattiva è più intensa, ci sono 8 mila persone tra disoccupati e inoccupati», secondo i dati della CGIL; nell'arco di dieci anni le aziende agricole si sono dimezzate, ci dicono i dati della Confederazione Italiana Agricoltori.
Ad aggravare ulteriormente le condizioni si aggiungono i danni permanenti causati dall'inquinamento che leggiamo in un dato agghiacciante: la Basilicata ha una percentuale di morti per tumore più alta della media nazionale, stando alle fonti fornite dall'Associazione Italiana Registro Tumori.
Inoltre, secondo la Commissione Bicamerale sul Ciclo dei rifiuti, le attività di estrazione hanno prodotto oltre 400 siti contaminati.
Questi dati devono allarmare la Puglia, non solo pensando ad un futuro che non vorremmo mai vivere e contro il quale stiamo lottando, ma perché la Basilicata è già nei fatti il presente di molti pugliesi: il Pertusillo, invaso della Val D’Agri che rifornisce anche l’Acquedotto pugliese, mostra, secondo gli studi della Prof.ssa di Geologia dell'Unibas Albina Colella, una consistente presenza di idrocarburi – oltre i valori consentiti dall'Istituto della Sanità – e addirittura di metalli pesanti derivanti probabilmente dalle sostanze lubrificanti utilizzate per le trivelle.
Di fronte a questo scenario pretendiamo atti forti e concreti. I ricorsi della Regione Puglia e Regione Calabria al TAR del Lazio contro i nuovi premessi di ricerca ci sembrano solamente il minimo indispensabile che entrambe le istituzioni potessero fare. In primis, perché il ricorso non è un atto di indirizzo politico, ma semplicemente una contestazione della procedura amministrativa; in secondo luogo, perché nessuno assicura che il TAR, specialmente alla luce del decreto“Sblocca Italia”, possa esprimersi in maniera favorevole. Del resto, il caso del rigetto del ricorso sulla TAP parla chiaro.Chiediamo, pertanto, un impegno da parte dei consigli regionali - ne sono sufficienti cinque - nell’adozione di una delibera volta a indire un referendum popolare per:
  • l’abolizione dell’art. 35 del “Decreto Sviluppo”, che riguarda i procedimenti in mare entro le 12 miglia, potrebbe bloccare ben 50 nuove concessioni, tra cui le più recenti pugliesi;
  • l’abolizione degli artt. 37 e 38 dello “Sblocca Italia”, che oggi consentono di applicare le procedure semplificate e accelerate sulle infrastrutture strategiche ad una intera categoria di interventi, senza che vengano individuate le priorità e che venga chiarito il "piano delle aree", come previsto dalle leggi vigenti, e senza che si applichi la Valutazione Ambientale Strategica. L’abolizione dei suddetti articoli, inoltre, restituirebbe alle Regioni la competenza sulla Valutazione di Impatto Ambientale, mettendo fine ad un ignobile commissariamento da parte del Ministero dell’Ambiente, volto a facilitare le multinazionali del petrolio.
Purtroppo i tempi sono davvero strettissimi: la dead-line per indire un’eventuale consultazione referendaria nella primavera 2016 è il 30 settembre prossimo. Il governatore Emiliano, dopo settimane di dichiarazioni in cui si esprimeva contrario alle trivellazioni, ha infine chiarito di non avere la reale volontà di fare questo passo. Ha affermato che il “referendum chiesto dalle Regioni apre scontro istituzionale con Governo assai dannoso per tutti” (TW, 16/08/2015). Ne deduciamo che le proposte dei movimenti No Triv darebbero troppo fastidio al governo Renzi e rischierebbero di mettere il governatore in cattiva luce nei confronti del Presidente del Consiglio.
Dinamiche queste di cui a noi interessa davvero poco e dalle quali ci sentiamo completamente estranei. Pretendiamo che la Regione Puglia, assieme alle altre, faccia quanto di propria competenza per tutelare la salute del territorio e delle popolazioni che lo vivono. Di assai dannoso vediamo solo delle scelte politiche che non vanno in questa direzione.
Non vogliamo affatto essere un movimento No Triv “non nel mio giardino”. È per questo che le nostre richieste non riguardano solamente le nuove concessioni sbloccate dal Ministero dell’Ambiente, chiediamo infatti che la regione Puglia revochi immediatamente i permessi concessi all’Eni dall’amministrazione Vendola per il potenziamento della raffineria di Taranto, volto a lavorare il grezzo estratto impunemente dalla zona di Tempa Rossa in Basilicata, pericolosamente vicina, peraltro, ad un’area naturalistica.


Allo stesso tempo siamo preoccupati per le ultime novità che vengono dai paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Croazia, Montenegro, Albania e Grecia stanno avviando aste pubbliche per il rilascio di concessioni di ricerca e coltivazione idrocarburi nell’Adriatico e nello Jonio. Considerata la natura di questi mari, la loro ridotta dimensione ed il ridotto ricambio di acqua rispetto al mare aperto, anche un solo incidente potrebbe generare un disastro ambientale. E non dimentichiamo la presenza di depositi di ordigni bellici, anche a caricamento chimico, dimostrata dalle nostre osservazioni presentate al Ministero dell’Ambiente. Immaginate cosa accadrebbe se solo una di queste bombe venisse interessata dall’azione dell’Air Gun o di una trivella!


E’ pertanto urgente e indifferibile avviare una consultazione transfrontaliera con tutti i paesi che hanno progetti di sfruttamento delle risorse fossili off-shore!


Convochiamo, insieme alle realtà che hanno condiviso il nostro percorso fatto di assemblee ed incontri informativi, una mobilitazione interregionale il 18 settembre 2015, giorno in cui, presso la Fiera del Levante, si terrà un incontro tra i Governatori di Regione proprio sul tema delle trivellazioni.


Vogliamo che sia una manifestazione aperta, partecipata e costruita dal basso, che non cerchi sterili tavoli, ma ribadisca alle istituzioni regionali che è necessario agire velocemente. Le dichiarazioni cui non seguono azioni concrete resteranno per noi inutili chiacchiere da campagna elettorale. 

Ribadiamo con profonda convinzione che le nostre vite valgono più dei loro profitti.



Adesioni al 17 settembre 2015

Coordinamento NoTriv Terra di Bari
Coordinamento Nazionale NoTriv – Sezione Abruzzo
Coordinamento NoTriv Basilicata
No Trivelle in Sardegna
Garganistan Movement NoTriv
Coordinamento NoTriv Lombardia
Comitato Popolare No Trivelle di Licata Gruppo
NoTriv Salute e Ambiente di Cento
Comitato NoTriv Grassano
Comitato NoTriv di Brindisi Montagna (Pz)
Comitato Molese contro le trivellazioni
RTC Rete Territoriale dei Conflitti - Salento
Comitato Bonifica Molfetta
Osservatorio per la legalità e la difesa del Bene Comune di Giovinazzo
Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia
Comitato No Grandi Navi – Laguna Bene Comune – Venezia
Contramianto e Altri Rischi Onlus
Coordinamento Difesa Patrimonio Culturale contro le Devastazioni Ambientali
Comitato No Gasaran Seregnano
Comitato Democrazia e Partecipazione Bordolano
Comitato Popolare “MO’ BASTA” – Potenza
Comitato SS 275
Forum per la tutela della legalità e del territorio Stefano Gioia
Collettivo Libertario Rivoltiamo La Terra
A.B.A.P. – Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi
ISDE – Puglia
FAI – delegazione di Bari
Associazione Ambiente Venezia
Associazione Città Plurale – Matera
Associazione dei giardini storici di Bari
Associazione di promozione sociale M/APP – Mestieri e Arte Popolare Pugliese
Terre del Mediterraneo - Bari
Mordi La Puglia
L’Altra Puglia
Associazione Artemia Salina Margherita di Savoia
Coordinamento NoTriv BAT
Associazione Abruzzo Beni Comuni
Associazione Teramo 3.0
Circolo Arci Carlo Cafiero – Barletta
Masseria dei Monelli APS
Associazione Eugema Onlus
Associazione LIBRIAMOLA
Primalepersone – APP
Club della Canzone d’Autore di Bari
Confederazione Cobas Brindisi
Cobas Scuola Bari
Lista Civica Italiana
Rete Civica Italiana
Altra Puglia
Rivoltiamo la Precarietà
Convochiamoci per Bari
ARCA – Centro di Iniziativa Democratica di Bari
Azione Civile Nazionale
Azione Civile Abruzzo
Sezione Puglia dell'Istituto Nazionale di Urbanistica
Mediterraneo No Triv
Coordinamento NoTriv Sicilia Sud-Orientale
Ammazza Che Piazza - Taranto
RASPA Rete Associazioni Sibaritide e Pollino per l'Autotutela
Ex-Caserma Liberata - Bari
Stop Trivelle Fasano
Comitato per la tutela delle coste - Monopoli
Associazione Effetto Terra - Bari



foto di Matteo D'Ingeo
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martedì 25 agosto 2015

Fedeli alla linea del petrolio

Comunicato del Coordinamento No Triv - Terra di Bari con cui si chiede alla Regione Puglia di convocare un consiglio regionale nel quale deliberare per il referendum abrogativo dell'art. 35 del "Decreto Sviluppo". 



Apprendiamo dalle cronache nazionali che l’11 agosto 2015 la seduta del  consiglio della Regione Abruzzo non si è tenuta per mancanza del numero legale dovuta all’assenza di tre consiglieri della maggioranza di centrosinistra, delle minoranze di centrodestra e del Movimento 5 Stelle.

Sembrerebbe una “normale” crisi politica se non fosse che al suo interno  si sarebbe dovuta votare tra i punti all’o.d.g. la risoluzione referendaria, su richiesta dell’assessore all’Ambiente Mazzocca, per l’abrogazione dell’art. 35 del Decreto Sviluppo del 2012 che ha permesso il riavvio di tutti i procedimenti di estrazione di petrolio entro le 12 miglia marine.

Abrogandolo, si sarebbero potute bloccare Ombrina Mare e le altre concessioni lungo le coste abruzzesi a partire dal 2010.
Il consiglio regionale non si è svolto ed ogni questione è stata rimandata alla riapertura delle attività a settembre, riducendo ancor di più la possibilità di intervento verso la risoluzione referendaria dato che la scadenza per deliberare in merito è il 30 settembre.

Quanto è accaduto dimostra, ancora una volta, come gli impegni presi nell’incontro di Termoli del 24 luglio 2015 dai governatori delle Regioni Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria sul tema delle trivellazioni in Adriatico e nello Ionio, siano funzionali alla “propaganda”, ma non si traducano mai in azioni concrete, in scelte nette che mettano in discussione la governance nazionale.

Il 14 agosto 2015 il Coordinamento Nazionale No Triv ha chiesto, in conferenza stampa, al governatore della Regione Abruzzo, l’immediata convocazione, entro questo mese, di un consiglio regionale in seduta straordinaria che affronti come unico punto all’o.d.g. la risoluzione referendaria chiesta dall’assessore all’Ambiente Mazzocca.

Per quanto riguarda la situazione in Puglia, apprendiamo dal sito della Regione che la stessa sta approntando, su indirizzo della precedente legislatura, i ricorsi al T.A.R. Lazio contro le nove concessioni sbloccate dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, agli inizi di Giugno, lungo le coste pugliesi.

Ci chiediamo se gli stessi siano stati inviati entro i termini utili fissati dalla legge.

Ci chiediamo anche che fine abbia fatto, nella comunicazione ufficiale, il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico che aggiorna il disciplinare tipo dell’art. 38 dello Sblocca Italia.
Sarebbe stato opportuno che la Regione Puglia si fosse attivata per comunicare il numero di iscrizione al ruolo dei ricorsi, in maniera tale da poterne seguire l’iter dai siti istituzionali.

Alla luce di tutto questo e di quanto sta avvenendo in Abruzzo, chiediamo al governatore Michele Emiliano di dare seguito all’incontro di luglio a Termoli e, sulla scia della proposta del Coordinamento Nazionale, convocare entro agosto un consiglio regionale in sessione aperta che metta all’o.d.g. la risoluzione referendaria contro l’art. 35 del Decreto Sviluppo del 2012.

Ricordiamo che, in sostituzione delle 500.000 firme, troppe da raccogliere entro il 30 settembre, è sufficiente il pronunciamento di cinque consigli regionali e che questo ormai è un atto indifferibile.

La Conferenza delle Regioni del Sud, prevista per il 18 settembre all’interno della Fiera del Levante come momento di confronto per proseguire il lavoro iniziato a Termoli, sarà per noi l’occasione di verificare se le “buone intenzioni” espresse dal governatore Emiliano, si siano nel frattempo trasformate in concrete azioni politiche ed amministrative, ovvero nella convocazione entro agosto del consiglio regionale e nella deliberazione in merito al referendum.

La mobilitazione, in quella stessa data, sarà funzionale a ribadire le nostre ragioni del “no” alla politica di ricerca ed estrazione idrocarburi, liquidi e gassosi, a terra ed in  mare ed a portare all’attenzione di tutti i danni che queste creerebbero alle attività economiche e turistiche e alla salute dei cittadini, senza tralasciare ciò che sta già avvenendo ai confini tra Basilicata e Puglia con l’inquinamento del Pertusillo, a Taranto con l’ampliamento del centro di stoccaggio del petrolio lucano Tempa Rossa, lascito della precedente giunta, e con l’arrivo della TAP e del riutilizzo del Centro Oli di Viggiano quale Hub del Gas.


La convocazione del consiglio regionale  in tempo utile per deliberare sulla risoluzione referendaria a settembre, sarà anche il banco di prova per  tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, di verificare della capacità di assumersi la responsabilità politica delle loro azioni, a differenza di quanto accaduto nel Consiglio Regionale in Abruzzo.  

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Coordinamento No Triv – Terra di Bari • Coordinamento Nazionale No Triv – Sezione Abruzzo • Coordinamento No Triv Basilicata • No Trivelle in Sardegna • Garganistan Movement No Triv • Coordinamento No Triv Lombardia • Comitato Popolare No Trivelle di Licata Gruppo • No Triv Salute e Ambiente di Cento • Comitato No Triv Grassano • Comitato No Triv di Brindisi Montagna (Pz) • Comitato Molese contro le trivellazioni • RTC Rete Territoriale dei Conflitti - Salento • Comitato Bonifica Molfetta • Osservatorio per la legalità e la difesa del Bene Comune di Giovinazzo • Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia • Comitato No Grandi Navi – Laguna Bene Comune – Venezia • Contramianto e Altri Rischi Onlus • Coordinamento Difesa Patrimonio Culturale contro le Devastazioni Ambientali • Comitato No Gasaran Seregnano • Comitato Democrazia e Partecipazione Bordolano • Comitato Popolare “MO’ BASTA” – Potenza • Comitato s. s. 275 • Forum per la tutela della legalità e del territorio Stefano Gioia • Collettivo Libertario Rivoltiamo La Terra • A.B.A.P. – Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi • ISDE – Puglia • FAI – delegazione di Bari • Associazione Ambiente Venezia • Associazione Città Plurale – Matera • Associazione dei giardini storici di Bari • Associazione FARE VERDE di Bari • Associazione di promozione sociale M/APP – Mestieri e Arte Popolare Pugliese • Terre del Mediterraneo - Bari • Mordi La Puglia • Associazione Artemia Salina Margherita di Savoia • Associazione Abruzzo Beni Comuni • Associazione Teramo 3.0 • Circolo Arci Carlo Cafiero – Barletta • Masseria dei Monelli APS • Associazione Eugema Onlus • Associazione LIBRIAMOLA • Primalepersone – APP • Club della Canzone d’Autore di Bari • Confederazione Cobas Brindisi • Cobas Scuola Bari • Lista Civica Italiana • Rete Civica Italiana • Altra Puglia • Rivoltiamo la Precarietà • Convochiamoci per Bari • ARCA – Centro di Iniziativa Democratica di Bari • Azione Civile Nazionale • Azione Civile Abruzzo • Sezione Puglia dell'Istituto Nazionale di Urbanistica • Mediterraneo No Triv









foto di Felisiano Bruni
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venerdì 21 agosto 2015

Verbale Assemblea Pubblica NoTriv - Bari 18 agosto 2015


L’assemblea pubblica NOTRIV del 18 agosto scorso, tenutasi in piazza Ferrarese a Bari, ha visto la presenza di diversi comitati e collettivi, nonché di molti singoli e singole. Si è descritto lo stato dell’arte: le nove concessioni per le prospezioni geosismiche nei nostri mari sono ormai trascritte in Gazzetta Ufficiale.

Benché Puglia e Calabria abbiano fatto ricorso al TAR del Lazio contro tali procedimenti, è evidente che si tratti del minimo indispensabile che le istituzioni regionali potessero fare. In primis, perché il ricorso non è un atto di indirizzo politico, ma semplicemente una contestazione della procedura amministrativa, ed in secondo luogo, perché nessuno assicura che il TAR (specialmente alla luce del Decreto“Sblocca Italia”)  possa esprimersi in maniera favorevole. Del resto, il caso del rigetto del ricorso sulla Tap parla chiaro.

Serve quindi un atto più forte e concreto, che potrebbe essere l’adozione da parte di almeno cinque consigli regionali, di una delibera volta a indire un referendum popolare per l’abolizione dell’art. 35 del Decreto Sviluppo, che riguarda i procedimenti in mare entro le 12 miglia. Tale provvedimento da un lato ha vietato le attività petrolifere in mare all’interno delle 12 miglia dalla costa ma dall’altro ha fatto salvi i procedimenti in itinere, rilanciando di fatto alcuni progetti molto impattanti. Pertanto in questo caso il tema del referendum sarebbero i procedimenti in corso in mare all’interno delle 12 miglia per le quali non si è pervenuti ancora alla definizione del provvedimento di autorizzazione finale. Non dimenticando quanto emerso dal documento sottoscritto, tra le altre realtà, dal Coordinamento No Ombrina 2015, in cui si propone di allargare la consultazione referendaria anche agli artt. 37 e 38 dello Sblocca Italia, riguardanti nello specifico l’estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi ed il titolo concessorio unico.

Purtroppo i tempi sono davvero strettissimi: la dead-line per indire un’eventuale consultazione referendaria che si attui nella primavera 2016 è il 30 settembre prossimo. Il governatore Emiliano, dopo settimane di chiacchiere e spacconate, ha infine chiarito di non avere la volontà di fare questo passo, dichiarando che il “referendum chiesto dalle Regioni apre scontro istituzionale con Governo assai dannoso per tutti” (TW, 16/08/2015). Anche la stampa regionale non ha ben inteso il senso delle rivendicazioni verso la mobilitazione del 18 settembre, preferendo rimanere sulla posizione dell’indizione di un tavolo istituzionale.
L’assemblea ha infine deciso di promuovere una manifestazione interregionale (il 18/08 a Bari erano presenti anche realtà lucane) per il 18 settembre presso la Fiera del Levante, in concomitanza con la Conferenza delle Regioni del Sud, indetta dai governatori sul tema delle trivellazioni in mare.

Attraverso una mobilitazione partecipata e costruita dal basso, l’obiettivo è premere sulle istituzioni affinché indicano il referendum. Non siamo alla ricerca di un tavolo istituzionale sterile (Emiliano, Pittella e soci sanno benissimo quali siano le richieste dei movimenti NoTriv), ma vogliamo costruire una mobilitazione in grado di esprimere dei rapporti di forza tali da condurre ad un risultato certo. È evidente che, dopo l’esperienza dei referendum per l’acqua pubblica, con una straordinaria vittoria dei movimenti ed una successiva mancata applicazione dei quesiti da parte delle istituzioni, non ci sia troppa fiducia nei confronti dell’arma “consultazione referendaria”: alcuni interventi erano molto critici a riguardo, ma è anche vero che al momento, dal punto di vista procedurale, l’ottenimento dello stesso è l’unico mezzo per bloccare un ingranaggio che sembra girare piuttosto velocemente.

Ovviamente serve anche un lavoro di informazione capillare attraverso volantinaggi, momenti di piazza e tutte le altre forme di comunicazione che possano venire in mente. Ogni gruppo locale si impegnerà sui propri territori.

Nei prossimi giorni (dobbiamo essere davvero molto celeri) verranno discussi nella mailing list Piattaforma e percorso della manifestazione, lanciando altri eventi territoriali di preparazione.

Prossimi appuntamenti:
  •  il 26 agosto è convocata un’assemblea/manifestazione in Piazza Caduti a Barletta, alle ore 19.30;
  • il 30 agosto è convocata l’assemblea della Rete Pugliese “No petrolio” a Monopoli presso la Sala riunioni del Carmine, alle ore 18:00;
  • altre assemblee sono in procinto di essere convocate a Taranto e Molfetta.

Il 12 settembre invece è stata convocata un’altra manifestazione autonoma con diverse realtà ambientaliste (“No Renzi Day”) ed anche Cobas ed altri movimenti costruiranno qualcosa per quella data.

La mobilitazione NOTRIV contro trivellazioni a terra e in mare, in cui far confluire l’adesione dei gruppi regionali e locali che parteciperanno o porteranno il loro contributo, è venerdì 18 settembre presso la Fiera del Levante.

Adesso serve costruire una piattaforma condivisa con pochi punti su cui fissare l’attenzione che siano spunto per proseguire la mobilitazione anche dopo settembre, senza cristallizzarsi solo sulla questione referendaria, ma riprendendo il tema dello Sblocca Italia e sviluppandolo.

Aderiamo numerosi al 18 settembre e diffondiamo le informazioni in tutti i luoghi pubblici!




foto di Rosanna Rizzi
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lunedì 17 agosto 2015

Comunicato Stampa del 17 agosto 2015

Dagli inizi di Giugno 2015, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha sbloccato quattordici procedimenti inerenti la ricerca o l’estrazione di idrocarburi a mare. Ben nove di questi insistono sulle coste pugliesi, con grave rischio per la flora e la fauna marina, oltre che per tutte le attività economiche che vivono sul o del mare.

Riteniamo inestimabile il valore culturale dei nostri mari e non accettiamo di barattare il nostro ambiente per scelte di sviluppo senza presente e senza futuro. Rivendichiamo il diritto delle popolazioni di scegliere quale debba essere il modello di sviluppo compatibile con il territorio che quotidianamente vivono.

Per questi motivi negli ultimi due mesi abbiamo organizzato assemblee, partecipato ad eventi culturali e manifestazioni pubbliche per informare e sensibilizzare i cittadini pugliesi sui rischi legati alle trivellazioni in mare e in terra.


Molte sono state le adesioni al nostro appello di bloccare i procedimenti in corso, tra cui quella di Caparezza, che durante il concerto del 31 luglio a Santeramo in Colle ha espresso dal palco il suo forte sostegno, abbracciando lo spirito con cui vengono portate avanti le lotte dai movimenti.
Ringraziamo anche Paola Turci, che dopo il concerto di Spinazzola del 14 agosto ha dimostrato la sua sensibilità nei confronti del territorio ascoltando il nostro appello e supportandoci con affetto.

Speriamo col nostro lavoro di continuare a tenere alta l’attenzione pubblica nei confronti dei temi ambientali e della sostenibilità della gestione delle risorse in modo che altri comuni possano fare pressioni concrete sulla Regione e sul Governo, come già avvenuto con le deliberazioni di Consiglio Comunale proposte dalla Rete Regionale No Petrolio, costituitasi il 28 giugno a Monopoli, ed approvate sotto la nostra continua sollecitazione nei comuni di Giovinazzo, Molfetta e Barletta, seppur con qualche modifica rispetto al testo proposto.

In questi giorni proseguiremo il nostro percorso di assemblee pubbliche con i seguenti appuntamenti:

in cui verranno affrontate proposte operative in vista della mobilitazione da noi indetta per il 18 settembre presso la Fiera del Levante, data in cui sarà convocata la Conferenza delle Regioni del Sud sul tema delle trivellazioni in prosecuzione dell'incontro di Termoli del 24 luglio.

Inoltre riteniamo sia giunto il momento per il Governatore Emiliano di affrontare la questione delle concessioni di ricerca idrocarburi prendendo una chiara posizione promuovendo l’approvazione di un atto, ormai indifferibile, per una consultazione referendaria avverso l’art. 35 del Decreto Sviluppo approvato nel 2012 dal Governo Monti.

Se il futuro di questa regione deve basarsi sulla valorizzazione del territorio e dei suoi beni, non si può più mettere in discussione l'Ambiente e la Salute per il profitto di pochi.




foto di Caparezza di Rosanna Rizzi
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foto di Paola Turci a cura dello staff della cantante

martedì 11 agosto 2015

Petrolio in Adriatico, vittoria per gli ecologisti

a cura di Giovanni Vale
SOS per l'Adriatico (foto SOS za Jadran)SOS per l'Adriatico (foto SOS za Jadran)
Due dei cinque giganti petroliferi, l’americana Marathon Oil e l’austriaca OMV, rinunciano alle trivellazioni in Adriatico. La prima vittoria del fronte "SOS per l'Adriatico"
Gli ecologisti croati festeggiano. Dopo mesi di battaglie a Zagabria, in Dalmazia e all’estero, mercoledì scorso, 29 luglio, il fronte “SOS per l’Adriatico” ha incassato la sua prima importante vittoria. Due dei cinque giganti petroliferi, che si erano aggiudicati il primo bando aperto dal governo croato per lo sfruttamento delle risorse energetiche (petrolio e gas) dell’Adriatico, hanno deciso di ritirarsi dal progetto. L’americana Marathon Oil e l’austriaca OMV avrebbero dovuto forare in sette blocchi, tre davanti alle isole Incoronate e quattro al largo di Dubrovnik, ma, alla fine, hanno annunciato che non firmeranno i contratti di esplorazione.
La ragione ufficiale è che due degli appezzamenti in questione si trovano in un’area oggetto di una controversia transfrontaliera tra Zagabria e Podgorica, nell’estremo Sud delle acque croate. E vista la crisi diplomatica in corso nel golfo di Pirano tra Slovenia e Croazia (proprio per una questione di frontiere ancora da definire), le compagnie temono di ritrovarsi intrappolate in una scomoda e lunga battaglia legale tra Stati. Tuttavia, fanno notare gli ambientalisti, il posizionamento dei blocchi era noto fin dal 2 aprile del 2014, quando il ministro dell’Energia Ivan Vrdoljak ha pubblicato la sua nuova cartografia dell’Adriatico da trivellare.
Da Nord a Sud, il mare croato veniva allora diviso in 29 riquadri da 1.000–1.600 km2. I numeri 1, 23, 28 e 29 si spingevano fino ai confini con le acque territoriali slovene e montenegrine, e senza che ciò ponesse un problema al governo socialdemocratico, alla neonata Agenzia croata per gli idrocarburi (AZU) o alle stesse compagnie energetiche che hanno depositato le proprie candidature. A cosa è dovuto allora questo dietrofront che arriva peraltro cinque mesi dopo la deadline del 2 aprile 2015 imposta da Vrdoljak per la firma dei contratti dettagliati con le aziende?

SOS per l’Adriatico

Per Greenpeace Croatia, è tutto il clima attorno all’avventura petrolifera ad essere cambiato, compresa l’opinione pubblica. “Dieci mesi fa, il 30% della popolazione si opponeva al progetto. Oggi, è soltanto il 30% ad essere a favore, mentre la stragrande maggioranza è contraria, in particolare sulla costa”, spiega il presidente dell’ONG verde, Zoran Tomić, che s’inorgoglisce: “Quel che è successo nel frattempo è SOS per l’Adriatico”. In effetti, la campagna congiunta di una decina di associazioni croate ha saputo tenere viva, per mesi, l’attenzione della stampa nazionale ed estera sul tema, grazie ad un susseguirsi di azioni in patria e all’estero.
“A diverse occasioni abbiamo spedito delle lettere a tutte e cinque le compagnie, comprese OMV e Marathon Oil, presentando i nostri argomenti contro le trivellazioni e chiedendo loro di ritirarsi dal progetto - prosegue Tomić - Abbiamo fatto campagna in Croazia, in Italia, in Slovenia, in Ungheria, in Slovacchia e anche negli Stati Uniti, perché eravamo convinti che le nostre azioni avrebbero prodotto un risultato”.
L’annuncio del 29 luglio è proprio il tipo di successo che gli ecologisti speravano di incassare, ma ora - assicurano - non si limiteranno ad aspettare. Dopo il ritiro del consorzio OMV-Marathon Oil, il governo ha già annunciato un nuovo bando in settembre e, nel frattempo, ha già dato il via alle esplorazioni energetiche “on-shore”, in Slavonia.

Il dossier  

Adriatico bene comune
“Stando agli annunci del ministro Vrdoljak e della signora Dorić [direttrice dell’AZU], i contratti definitivi con le aziende avrebbero dovuto essere firmati molto tempo fa. Avevano detto in aprile, poi in giugno, poi quest’estate… Questo la dice lunga sulla credibilità delle loro affermazioni”, commenta il presidente di Greenpeace Croatia.
In quanto alle attività in Slavonia, Zoran Tomić si mostra sicuro: “I nostri partner a Osijek stanno preparando la campagna”, anche se l’Adriatico rimane per il momento la priorità numero uno. “Ci saranno nuovi eventi, anche più massicci di quelli fatti finora - anticipa Tomić - e continueremo a lavorare insieme con i nostri amici italiani impegnati contro ‘le trivelle’, perché l’Adriatico è uno solo e la nostra lotta dev’essere unita”.
Dal 29 luglio, non ci sono state nuove prese di posizione da parte delle altre compagnie interessate: la croata INA e il consorzio italo-britannico ENI-MedOilGas, che, insieme, sarebbero responsabili di tre blocchi. Così, mentre la data della firma dei contratti continua a slittare, scade anche il tempo materiale del governo per portare il progetto in porto.
Nel giro di un paio di mesi la Croazia si ritroverà infatti in piena campagna elettorale, in vista delle elezioni politiche che si terranno a inizio 2016. E data la crescente impopolarità del progetto petrolifero e la necessità per i socialdemocratici di Zoran Milanović di rimontare i sondaggi, la corsa all’oro nero, con cui Vrdoljak voleva fare del suo Paese “una piccola Norvegia”, potrebbe rivelarsi in realtà una palla al piede.

Licenza Creative Commons
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Osservatorio Balcani e Caucaso: http://www.balcanicaucaso.org/aree/Croazia/Petrolio-in-Adriatico-vittoria-per-gli-ecologisti-163387