sabato 11 luglio 2015

Proposta di delibera contro le trivellazioni in Puglia: sbloccate la discussione nei consigli comunali!





Il Coordinamento No Petrolio – Puglia, costituitosi all’indomani dell’assemblea pubblica tenutasi a Monopoli il 28 Giugno 2015 per mettere insieme le esperienze dal basso che si oppongono alle politiche di trivellazione a terra e in mare, chiede ai Consigli Comunali di attivarsi per sollecitare la Regione Puglia, le Province e la Città Metropolitana di Bari a ricorrere al TAR verso i decreti di compatibilità ambientale rilasciati dal Ministero dell’Ambiente, inerenti le attività di prospezione petrolifera lungo le coste pugliesi.

Come primo passo abbiamo inviato a tutti i comuni pugliesi una bozza di delibera di consiglio comunale, all’interno della quale, spieghiamo sinteticamente come lo Sblocca Italia sia lo strumento governativo che, di fatto, riduce drasticamente l’autonomia delle comunità nelle scelte energetiche.

Al suo interno chiediamo una forte azione politica ed amministrativa che tuteli i beni comuni e si apra alla consultazione transfrontaliera, tenendo conto che le stesse scelte vengono portate avanti anche dai paesi che si affacciano sull’Adriatico (Croazia, Montenegro, Albania e Grecia).

Auspichiamo che tutti i referenti politici ed amministrativi si attivino in sede nazionale per modificare lo Sblocca Italia, eliminando tutti quegli articoli che incentivano lo sviluppo basato sul petrolio e promuovono la politica delle trivellazioni, piuttosto che modelli e fonti energetici sostenibili.

Ribadiamo la necessità di una riappropriazione della sovranità popolare nelle scelte energetiche, attraverso l’indizione di una consultazione referendaria che coinvolga le regioni interessate dal fenomeno e non solo, per l’abrogazione dell’art. 35 del Decreto sviluppo del 2015.

La recente accelerazione dei procedimenti di prospezione e ricerca degli idrocarburi liquidi e gassosi sulle coste pugliesi e di altre regioni, necessita di una risposta immediata da parte degli amministratori locali.

I consigli comunali che non faranno propria la bozza di delibera inviata, si assumeranno la responsabilità politica di questa scelta, non solo di fronte alla loro comunità, ma anche verso gli altri territori confinanti.

Noi vigileremo affinché tutti si adoperino verso l’adozione della stessa e denunceremo coloro che, coscientemente, scelgono una via verso lo sviluppo arretrata e dannosa che mette in discussione la salute, per un rapido e scarso profitto, dimostrando scarsa lungimiranza e visione.


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retenopetroliopuglia@gmail.com
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Oggetto: PROPOSTA DI DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE.

-          Considerato che con l’approvazione del D.L. n. 133 del 12 settembre 2014 recante “Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive” (c.d. decreto “Sblocca-Italia”), vengono stabilite una serie di misure che influenzano sensibilmente il territorio della nostra Regione, con particolare riferimento agli articoli 37 e 38;

-          Considerato che il decreto “Sblocca Italia” è stato convertito con L. 11 novembre 2014, n.164;

-          Considerato che il decreto “Sblocca Italia”, con particolare riferimento all’art.37, qualifica le attività di ricerca ed estrazione degli idrocarburi e la realizzazione degli oleodotti e dei gasdotti come di “interesse strategico”, di “pubblica utilità” e “indifferibili”, limitando, con ciò, le prerogative riconosciute dalla Costituzione agli Enti territoriali circa l’esercizio delle funzioni amministrative, come ad es. in relazione ai piani di gestione e tutela del territorio, ai piani urbanistici ed edilizi e ai piani paesaggistici;

-          Atteso che non viene fornita la “prova” della effettiva strategicità di tali attività che giustificherebbe l’attrazione allo Stato della competenza legislativa e amministrativa degli Enti territoriali; atteso comunque che l’esercizio della competenza legislativa e amministrativa da parte dello Stato deve darsi sempre nel rispetto del principio di leale collaborazione, ossia garantendo agli Enti territoriali l'effettiva partecipazione ai procedimenti che mettono capo alle decisioni in tale materia;

-          Considerato che l’art. 38, stabilendo che la rete di stoccaggio di gas naturale e le attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi sono di interesse strategico, di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti, prevede:
·  che il titolo concessorio unico contenga il "vincolo preordinato all’esproprio dei beni" già a partire dalla fase della ricerca, con ciò determinando un inammissibile svuotamento del diritto di proprietà del privato; 
·  che “qualora le opere comportino una variazione del piano urbanistico, la relativa autorizzazione ha effetto di variante urbanistica” con ciò determinando uno svuotamento del diritto delle comunità a scegliere il proprio modello di sviluppo; 
-          Considerato che l'art. 38 dava tempo, agli uffici regionali, fino al 31/03/2015  di portare a termine tutte le autorizzazioni di merito surrogando, in caso contrario, al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare la chiusura delle autorizzazioni tramite apposita conferenza di servizio, dandone comunicazione al Ministero dello Sviluppo Economico, e pertanto recando dunque una nuova disciplina dell’efficacia degli atti di assenso, che devono trovare espressione in seno alla Conferenza. Questa previsione tende a considerare la partecipazione della Regione al procedimento alla stregua di qualsiasi amministrazione pubblica, chiamata a rilasciare un semplice nulla osta o una mera autorizzazione, come atto “amministrativo” e non “politico” come devono essere gli atti regionali.

-          Atteso che il comma 5, precisa che sarà autorizzato un “titolo concessorio unico” per tutto il progetto, andando a superare le eventuali richieste ed approfondimenti delle amministrazioni locali, superando le precedenti distinzioni tra procedura per l’autorizzazione delle attività di prospezione e procedura per l’autorizzazione per l’attività di trivellazione;

-          Atteso che con Decreto del MISE del 25 marzo 2015, si da attuazione all’art.38 dello “Sblocca Italia” attraverso la predisposizione del nuovo “Disciplinare – tipo”, che prevede un successivo permesso di 30 anni per le attività di trivellazione, prorogabile una o più volte per un periodo non superiore a 10 anni;

-          Atteso che l’aggiunta del comma 11 dell’art. 38, modifica pesantemente il comma 82-sexies dell’art. 1 della legge n. 239 del 23/08/2004, con la sola aggiunta della seguente frase: “e la reiniezione delle acque di strato o della frazione gassosa estratta in giacimento” che comporterebbe la stimolazione delle attività di faglia sismica, soprattutto nelle aree classificate ad “elevato rischio sismico” (come dimostrato da numerosi studi del prof. Valoroso et al.)

-          Confermato che tale decreto legge va a modificare la legge n. 9 del 09/01/1991, il D.L. n. 625 del 25/11/1996, il DPR n. 327 del 08/06/2001, il D.L. n. 164 del 23/05/2000, la legge n. 239 del 23/08/2004, il D.L. n. 152 del 03/04/2006,  il D.L. n. 112 del 25/06/2008, la legge n. 133 del 06/08/2008, la legge n.183 del 12/11/2011; tutte normative che conferivano legittimità e poteri alle istituzioni locali;

-          Tenuto conto che la legge n. 99 del 2009 ha limitato il diritto riconosciuto dalla legge n. 239 del 2004 di partecipazione ai processi amministrativi, al procedimento finalizzato al rilascio dell’autorizzazione al pozzo esplorativo, alla costruzione degli impianti e delle infrastrutture connesse alle attività di perforazione; ora lo “Sblocca Italia” sembra estromettere completamente gli Enti locali dalla partecipazione ad ogni procedimento; ciò si porrebbe in contrasto con l’art. 118 della Costituzione, che disciplina l’esercizio delle funzioni amministrative, in quanto, alla luce dell’orientamento del giudice costituzionale, l’esercizio di tali funzioni da parte dello Stato può ritenersi legittimo solo in quanto si assicuri “la partecipazione dei livelli di governo coinvolti attraverso strumenti di leale collaborazione o, comunque, (attraverso) adeguati meccanismi di cooperazione per l’esercizio concreto delle funzioni amministrative allocate agli organi centrali” (Corte Cost., sent. n. 6 del 2004; v. anche sent. n. 303 del 2003 e sent. n. 383 del 2005).

-          Considerato che in particolare l’art. 38 del decreto-legge n. 133 del 2014 solleva dubbi di legittimità in relazione alle garanzie sancite dalla Costituzione in favore degli Enti locali e delle Regioni;

-          Considerato che la Regione Puglia, nel corso degli ultimi mesi, ha impugnato la legittimità degli artt. 37 e 38 del decreto-legge n.113 del 2014 e il conseguente decreto del MISE del 25 marzo 2015 (di attuazione dell’art. 38 dello “Sblocca Italia”) davanti alla Corte Costituzionale;

-          Considerato che gli artt. 37 e 38 del decreto legge n.113 del 2014 sono stati impugnati, davanti alla Corte Costituzionale, anche dalle Regioni Abruzzo, Lombardia, Veneto, Marche e Camapnia;

-          Considerato che, i cittadini pugliesi nel passato, in numerose e partecipate manifestazioni pubbliche (Monopoli, Manfredonia, Lesina, Ostuni, Fasano, Santa Maria di Leuca, Polignano a Mare) hanno espresso la propria contrarietà allo sfruttamento petrolifero dei propri territori, ed oggi, alla luce di quanto sopra, rinnovano la propria preoccupazione, pronti a contrastare tali iniziative indesiderate;

-          Considerato che già in passato diverse Regioni che si affacciano sul Mare Adriatico (Puglia, Abruzzo, Marche, Veneto, Molise) hanno manifestato, anche con le proprie istituzioni attraverso una proposta di legge nazionale, la propria contrarietà allo sfruttamento petrolifero dei propri territori;

-          Considerato che il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha espresso, nel solo mese di giugno 2015, la compatibilità ambientale ai Programma di Lavori seguenti:

“Permesso di prospezione denominato d1 F.P -.SP, situato nel Mare Adriatico al largo delle coste di Abruzzo, Molise e Puglia, presentato dalla Società Spectrum Geo Ltd” (decreto 0000103 del 03/06/2015)

“Permessi di prospezione denominati F.R 39.NP e F.R 40.NP, situati nel Mare Adriatico al largo della costa tra Monopoli e Brindisi, presentati dalla Società Northern Petroleum (UK) Ltd” (decreto 0000104 del 08/06/2015)

“Permesso di prospezione denominato d66 F.R -.NP, situato nel Mare Adriatico al largo della costa tra Mola di Bari e Monopoli, presentato dalla Società Northern Petroleum (UK) Ltd” (decreto 0000105 del 08/06/2015)

“Permesso di prospezione denominato d61 F.R -.NP, situato nel Mare Adriatico al largo della costa tra Mola di Bari e Brindisi, presentato dalla Società Northern Petroleum (UK) Ltd” (decreto 0000106 del 08/06/2015)

“Permesso di prospezione denominato d65 F.R -.NP, situato nel Mare Adriatico al largo della costa tra Mola di Bari e Brindisi, presentato dalla Società Northern Petroleum (UK) Ltd” (decreto 0000107 del 10/06/2015)

“Permesso di prospezione denominato d60 F.R -.NP, situato nel Mare Adriatico al largo della costa tra Mola di Bari e Brindisi, presentato dalla Società Northern Petroleum (UK) Ltd” (decreto 0000109 del 11/06/2015)

“Permesso di prospezione denominato d2 F.P -.PG, situato nel Mare Adriatico al largo dell’intera costa pugliese, presentato dalla Società Petroleum Geo – Service Asia Pacific” (decreto 0000120 del 12/06/2015)

“Permesso di prospezione denominato d149 D.R -.NP, situato nel Mare Adriatico al largo della costa tra Mola di Bari e Brindisi, presentato dalla Società Northern Petroleum (UK) Ltd” (decreto 0000121 del 12/06/2015)

“Permesso di prospezione denominato d79 F.R -.EN, situato nel Mar Ionio Settentrionale, presentato dalla Società Enel Longanesi Developments s.r.l.” (decreto 0000122 del 12/06/2015)

-      considerato che diverse altre istanze di VIA legate alle prospezioni petrolifere, che interessano il territorio e i mari antistanti la costa pugliese, sono in fase di valutazione da parte del Ministero dell’Ambiente e del Ministero dello Sviluppo Economico;

-         acquisiti i pareri di legittimità del presente atto, i pareri di regolarità tecnica e contabile, di cui all’art. 49 del D. L. vo n. 267/2000, resi favorevoli;
            con voti unanimi e palesi,

DELIBERA
-       Di sollecitare il Presidente della Giunta Regionale di Puglia e, di concerto le Province e le Città Metropolitane competenti per territorio, ad impugnare innanzi al TAR, tutti i decreti di compatibilità ambientale rilasciati dal MATTM per le attività di prospezione petrolifera al largo delle coste pugliesi, nonché a promuovere ogni altra azione utile volta a scongiurare la possibilità che i relativi procedimenti amministrativi in corso si concludano con esito positivo;

-          Di sollecitare il Presidente della Giunta Regionale di Puglia ad impugnare davanti alla Corte Costituzionale ogni altro atto conseguente alla L.11 novembre 2014, n.164, ritenuto lesivi dei diritti costituzionalmente garantiti agli Enti Locali;

-          Di sollecitare il Presidente della Giunta Regionale a promuovere un intervento legislativo del Parlamento nazionale di modifica del decreto “Sblocca Italia” e a favore di una politica energetica nazionale che non contempli le trivellazioni petrolifere fra le proprie attività strategiche, coinvolgendo le altre Regioni;

-          Di sollecitare il Presidente della Giunta Regionale a promuovere, coinvolgendo le altre Regioni, una consultazione transfrontaliera per promuovere l’uso non conflittuale dei mari comuni a diversi Paesi;

-          Di sollecitare il Presidente della Giunta Regionale a promuovere, a causa della assoluta urgenza determinata dall’accelerazione di una serie di procedure di VIA che renderebbero tardivi i rimedi legislativi e transfrontalieri citati, processi di consultazione della volontà popolare, quali i referendum abrogativi, coinvolgendo altre Regioni;

-          La propria assoluta e totale contrarietà a politiche energetiche basate sulle attività di prospezione, ricerca ed estrazione degli idrocarburi liquidi e gassosi;

-          Di inviare copia della presente delibera del Consiglio Comunale al sig. Presidente della Giunta Regionale di Puglia per gli atti conseguenti;

-          Di dichiarare il presente atto immediatamente eseguibile ai sensi dell’ex art. 134 – comma 4, del D.L. vo 267/2000.




foto di Graziana De Napoli
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martedì 7 luglio 2015

Referendum regionali per bloccare istanze e progetti di ricerca di idrocarburi

Comunicato del 6 luglio 2015 del Coordinamento Nazionale NoTriv per chiedere alle regioni di deliberare una richiesta di referendum per bloccare istanze e progetti per la ricerca di idrocarburi entro le 12 miglia marine. 



Laddove numerose proposte di legge hanno fallito riuscirà il voto dei cittadini! Per questo abbiamo chiesto formalmente ai Governatori ed ai Presidenti dei Consigli di tutte le Regioni, di richiedere l’indizione di un referendum abrogativo che metta finalmente fine alla vergognosa “sanatoria” per nuove trivelle in mare, in prossimità delle coste italiane, voluta dal Governo Monti nel 2012.

Occorre far presto: è necessario che la richiesta referendaria venga depositata entro il prossimo 30 settembre, affinché si possa andare al voto nella primavera del 2016, altrimenti i procedimenti per progetti “petroliferi” riavviati dall’art. 35 del “Decreto Sviluppo” arriveranno rapidamente a conclusione, anche grazie all’accelerazione impressa dallo “Sblocca Italia”.

Con il “Decreto Prestigiacomo”, nel 2010, molte richieste presentate dai petrolieri, al fine di ottenere permessi o concessioni, vennero di fatto bloccate. Il decreto legislativo n. 128/2010, firmato dall’allora Ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo, infatti, aveva previsto distanze minime tra la costa e le aree d’attività pari a 5 miglia marine ovunque ed a 12 miglia in presenza di un’area marina o costiera protetta inibendo, così, parte delle ambizioni industriali per quei gruppi “Oil & Gas” interessati a progetti estrattivi prossimi alle coste nazionali.

Nel 2012, poi, il “Decreto Sviluppo” ha ampliato il divieto di esercizio delle attività “petrolifere” estendendolo, per tutta la fascia costiera italiana alle 12 miglia marine, ma stabilendo – tuttavia – che tale divieto non dovesse riguardare i procedimenti “bloccati” nel 2010 dal “Decreto Prestigiacomo”.
Il risultato paradossale che ne è seguito è che, in questo modo, se da un lato si è vietato l’esercizio delle attività entro le 12 miglia marine “per il futuro”, dall’altro si è consentita la possibilità di conclusione dell’iter per tutte le istanze già presentate. In altre parole, il “Decreto Sviluppo” introduceva una sorta di “sanatoria”.
I progetti “sanati” dal “Decreto Sviluppo” e prossimi a trasformarsi in permessi di ricerca e coltivazione di gas e petrolio interessano soprattutto il Canale di Sicilia, il Mar Ionio e l’intero Mare Adriatico, dal Salento fino al Delta del Po;


Istanze di Concessione di Coltivazione in Mare

Nome Società Area (kmq) Localizzazione Interferenza con aree interdette ex D. Lvo 128/2010
● d 1 G.C-.AG – Eni – Edison 171,7 A sud di Pantelleria Totale
● d 2 G.C-.AG – Eni – Edison 142,6 Canale Sicilia Parziale
● d 6 F.C-.AG – Eni 76,69 Mar Jonio, Calabria Totale
● d 23 A.C-.AG – Agip 58,32 Mare Adriatico Veneto Parziale
● d 26 B.C-.AG – Eni 58,48 Mare Adriatico Abruzzo Parziale
● d 30 B.C-.MD – RockHopper Italia 109,2 Mare Adriatico Abruzzo Totale
● d 39 A.C-.EA – Eni 103,6 Mare Adriatico Emilia-Romagna Parziale

Istanze di Permesso di Ricerca in Mare

Nome Società Localizzazione Interferenza con aree interdette ex D. Lvo 128/2010
● d 29 G.R-.NP – Northern Petroleum Ltd – Petroceltic Italia Canale di Sicilia Parziale
● d 30 G.R-.NP – Northern Petroleum Ltd Canale di Sicilia Parziale
● d 33 G.R-.AG – Eni – Edison Canale di Sicilia Parziale
● d 59 F.R-.NP – Northern Petroleum Ltd Mar Ionio, Calabria Parziale
● d 61 F.R-.NP – Northern Petroleum Ltd Mare Adriatico, Puglia Parziale
● d 67 F.R-.AG – Eni Mar Ionio, Golfo di Taranto Totale
● d 68 F.R-.TU – Transunion Petroleum Italia – Nautical Petroleum Mar Ionio, Golfo di Taranto, Basilicata e Calabria

Totale

● d 73 F.R-.SH – Shell Italia EP Mar Ionio, Golfo di Taranto, Basilicata e Calabria Totale
● d 74 F.R-.SH – Shell Italia EP Mar Ionio, Golfo di Taranto, Calabria Totale
● d 148 D.R-.CS – Apennine Energy Mar Ionio, Golfo di Taranto, Basilicata Totale
● d 149 D.R-.NP – Northern Petroleum Ltd Mare Adriatico, Puglia Parziale
● d 151 D.R-.EL  -Petroceltic Italia Mar Ionio, Golfo di Taranto, Calabria Parziale
● d 168 A.R-.PV – o Valley Operat.Pty Limited Mare Adriatico, Delta del Po Parziale
● d 358 C.R-.EL – Northern Petroleum Ltd – Petroceltic Italia Canale di Sicilia Parziale
● d 361 C.R-.TU – Transunion Petroleum Italia – Nautical Petroleum Canale di Sicilia Parziale
● d 363 C.R-.AX – Audax Energy Canale di Sicilia Parziale
● d 494 B.R-.EL – Petroceltic Italia Mare Adriatico, Abruzzo Parziale

Gli effetti delle attività previste nei progetti sopra richiamati saranno tali da produrre sconvolgimenti irreversibili in termini sì ambientali, ma anche sociali ed economici, rispetto ai quali le istituzioni – e le Regioni in particolare – non possono restare inerti.
Il Coordinamento Nazionale No Triv e l’Associazione A Sud chiedono che le Regioni, quindi, si coordinino tra loro attivando prontamente un Tavolo permanente di confronto ed approfondimento e promuovano un’azione istituzionale congiunta per la delibera di un referendum d’abrogazione dell’art 35 del “Decreto Sviluppo”.
La necessità di un intervento è immediata; a tal fine abbiamo recapitato ai Governatori ed ai Presidenti dei Consigli di tutte le Regioni italiane la nostra proposta referendaria e l’analisi delle disposizioni che potrebbero essere sottoposte ad abrogazione.

venerdì 3 luglio 2015

Comunicato Diffida del 1 luglio 2015 contro la devastazione dei territori.

Comunicato pubblicato a seguito dell'assemblea delle associazioni della Calabria, Basilicata, Puglia e Abruzzo, riunitasi il 28 giugno 2015 a Trebisacce, per dar vita ad un fronte comune di mobilitazione.



I movimenti per la tutela di ambiente e territorio di Calabria, Basilicata, Puglia e Abruzzo, da moltissimo tempo impegnati sul fronte dell'opposizione alla depredazione dei beni comuni portata avanti non soltanto dal Governo di Matteo Renzi (ma da esso assunta come priorità di una politica di stampo coloniale), si sono incontrati il 28 giugno u.s. presso la sede trebisaccese di una delle associazioni che compongono la rete R.A.S.P.A. (Rete Associazioni Sibaritide e Pollino per l'Autotutela) per confrontarsi e costituire un fronte comune di mobilitazione.

È ormai acclarato come non siano ammessi ulteriori ritardi nell'opporsi alle politiche ciniche e deficitarie degli amministratori locali e regionali, poco attivi (a fronte delle ripetute dichiarazioni di intervento) contro le diverse istanze di esplorazione e ricerca di idrocarburi presentate su mare e su terraferma.

L'idea di sviluppo connessa allo sfruttamento di energie fossili da parte di aziende private costituisce soltanto un aspetto di un disegno politico lobbysticamente ben più esteso e complesso: il famigerato "Sblocca Italia"
  • qualifica le attività di ricerca e di coltivazione degli idrocarburi come strategiche, indifferibili e urgenti, nonché di pubblica utilità; 
  • introduce un "titolo concessorio unico" in luogo dei due titoli minerari previsti sin dal 1927; 
  • dispone che le attività di ricerca e di coltivazione siano svolte sulla base di un piano nazionale, che stabilisca dove sia possibile cercare ed estrarre idrocarburi; 
  • prevede che il vincolo preordinato all’esproprio gravi sulla proprietà privata sin dalla fase della ricerca; 
  • cancella l’autorizzazione alla costruzione del pozzo esplorativo; 
  • estromette gli Enti locali dalla partecipazione ai singoli procedimenti amministrativi; 
  • contempla per le Regioni una intesa, nei fatti, "debole", come risulta comprovato dal recente "disciplinare tipo" adottato dal Ministro dello sviluppo economico, che prevede il rilascio dell’assenso regionale in sede di Conferenza di servizi (e che conferma, con ciò, l’idea che l’intesa avrebbe natura "tecnica" e non "politica"); 
  • affida la valutazione di impatto ambientale delle attività medesime alla competenza esclusiva dello Stato.
Se si somma la risolutezza con cui lo Stato italiano esercita questa forma sostitutiva di potere all'ambiguo testo della legge sui delitti contro l'ambiente (n. 68/15 del 22 maggio 2015), appena approvato dalla Camera dei Deputati (dopo una discussione durata quasi un anno e mezzo) − nel quale, contestualmente, si è scelto di non introdurre, dopo averlo invece fatto in un primo momento, il divieto di utilizzare la distruttiva tecnica di ispezione dei fondali marini denominata Air Gun − la strategia politica (ancor prima che ambientale) attuata dall'autorità centrale italiana risulta ben chiara: concentrare in alcune regioni le attività più distruttive, per rendere il territorio e le popolazioni deboli e ricattabili fino ad avere interi territori-pattumiera a disposizione per il fabbisogno energetico e le popolazioni disperate e magari costrette a emigrare in massa.

A fronte di questa terribile concretezza, fatta di numeri, decreti e bilanci, ma anche di spietata sopravvivenza, i movimenti per la tutela del territorio riscontrano una ancora troppo diffusa neutralità che, pur essendo priva di argomenti, ha finito per spegnere quasi del tutto l'identità di un uomo al quale, in seno alla civiltà occidentale (fatta di coercitivi ordini di Stato più che di leggi), viene negato il pur minimo diritto di autodeterminazione: per quanto sia difficile desumere una prassi da tali ordini, nondimeno è sin troppo facile constatare a cosa essi mirino.

In ragione di ciò, l'assemblea delle associazioni di Calabria, Basilicata, Puglia e Abruzzo invita gli amministratori del territorio e la stampa a rimuovere immediatamente quel blocco politico che ha messo incredibilmente in contrapposizione la salute dei cittadini con il diritto al lavoro, la disponibilità reale delle risorse e dei beni comuni con l'occupazione: per iniziare a farlo, i movimenti ritengono che i sindaci, i presidenti delle Regioni e anche gli organi di stampa debbano esprimere in tempi brevi, con fermezza e con atti concreti l'opposizione agli interessi delle multinazionali del petrolio e del gas; il profitto di pochi non può essere barattato con la salute di tutti i cittadini perché ormai i colpevoli di questo baratto e gli eventuali complici (sindaci che non deliberano, amministratori che tergiversano, funzionari della Regione che glissano; giornalisti che omettono) sarebbero, in tal caso, additabili con certezza.

Trebisacce, 1° luglio 2015


Elenco delle Associazioni che hanno aderito all'assemblea

Associazione Abruzzo Beni Comuni
Associazione Bashkë − Plataci
Associazione No Scorie Trisaia
Circolo Giordano Bruno − Bitonto
Comitato Ambientale Presilano
Coordinamento Nazionale No Triv
Coordinamento per la Difesa del Patrimonio Culturale contro le Devastazioni Ambientali
Forum per la tutela del territorio e della legalità "Stefano Gioia"
ISDE − Medici per l'Ambiente − Basilicata
Karakteria
LIPU Calabria
Mediterraneo No Triv
No Triv Basilicata
No Triv Grassano
No Triv Lagonegrese
No Triv Magna Grecia
No Triv San Fele
No Triv Terra di Bari
Rete Associazioni Sibaritide e Pollino per l'Autotutela
Rete per la Difesa del Territorio − Franco Nisticò
Un muro contro il petrolio

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Per ulteriori informazioni e per sottoscrivere il comunicato si prega di contattare R.A.S.P.A. ai seguenti recapiti:
cell.: 349.7230254 (Francesco Delia); 347.0007323 (Alessandro Gaudio)
e-mail: rete.raspa@gmail.com